The Guardian ha lanciato un “carbon emissions alert”, secondo il quale, in quest’anno considerato il più caldo mai registrato, le emissioni hanno giocato un ruolo estremamente importante.
A tal proposito, allo scopo di evitare scenari ancora più preoccupanti, risulterebbe fondamentale azzerare le “carbon emission” entro il 2034. Vista la situazione, le principali potenze globali tentano di correre ai ripari con misure all’avanguardia e investimenti mirati. Le prime conferme in merito giungono da GlobeNewswire, secondo cui il mercato globale della carbon neutrality, alimentato dagli investimenti e dai progetti sostenibili delle imprese, ha raggiunto quota 10 miliardi di ricavi nel 2022 e raddoppierà il proprio fatturato, arrivando a 20 miliardi entro il 2031 con una crescita media annuale composta pari all’8%.
Il World Economic Forum ha stilato una top 10 dei Paesi più attenti a questa tematica. In pole position la Svezia, seguita, nell’ordine, da Norvegia, Danimarca, Svizzera, Austria, Finlandia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Francia, Islanda.
La Svizzera, nonostante la quarta posizione, risulta il paese con la più bassa carbon intensity, ovvero il rapporto tra la quantità di carbonio emessa per unità di energia consumata.
L’Austria scommette sui biocarburanti, il Regno Unito mira a raggiungere quota zero emissioni nette entro il 2050, mentre l’Islanda, nonostante l’ultima posizione, punterà sempre più sulle energie rinnovabili, le quali sono destinate a diventare la principale fonte di generazione di elettricità entro i prossimi due anni.
Categorie: Decarbonizzazione, News
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