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Future Farming, dagli eco-materiali alla bio-farmaceutica

Future Farming

Un’infrastruttura di ricerca pre-industriale e trasferimento tecnologico che ambisce a diventare un punto di riferimento a livello europeo nel settore del Future Farming e ad attirare progetti e ricercatori da tutto il mondo con l’obiettivo di creare ricadute industriali e startup tecnologiche. Con ambiti di ricerca intersettoriali, che spaziano dall’industria del foodtech a quella dei biomateriali, da benessere a biofarmaceutica, da industria della circolarità ad applicazioni nell’aerospazio, con la sostenibilità ambientale ed economica denominatori comune. È quella che verrà realizzata in Veneto da Università Ca’ Foscari Venezia grazie a un finanziamento del PNRR, per un investimento totale di 20 milioni di euro. Il progetto “Future Farming – Innovation Technology Infrastructure” vedrà nascere una società mista pubblico-privato votata ad agire come catalizzatore di trasferimento tecnologico e attrattore di talento: la selezione per l’individuazione del partner privato, chiusa nei giorni scorsi, se l’è aggiudicata Zero, che sviluppa tecnologie proprietarie e brevettate per il vertical farming. L’azienda cofinanzierà il 51% della realizzazione dell’infrastruttura e ne gestirà in futuro le attività di ricerca, coadiuvata da Ca’ Foscari e da altre Università del Nordest che verranno invitate a far parte del comitato tecnico scientifico dell’iniziativa.
“Future Farming è un esempio delle potenzialità della partnership tra pubblico-privato – dichiara Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari Venezia – e rappresenta una grande occasione di innovazione nel settore delle biotecnologie applicate all’agricoltura del futuro. Il progetto unisce ricerca, innovazione e interdisciplinarità e dimostra come le nostre università e il nostro Paese abbiano talenti e creatività capaci di incidere nelle grandi sfide globali del nostro tempo”.
Il Future Farming è un paradigma di produzione che promuove il passaggio da un modello produttivo ed economico puramente estrattivo a un modello generativo, in cui piante, funghi, batteri e alghe agiscono come biofabbriche atomiche e molecolari. L’infrastruttura di ricerca Future Farming (FF-ITI) sarà localizzata in due sedi, la principale in Veneto, e una sede secondaria in Sardegna. La sede principale, operativa entro la fine del 2023, sarà localizzata in un contesto green su una superficie pari a circa 5 ettari in cui saranno realizzati i laboratori di ricerca e spazi per accogliere i ricercatori e azienda partner. L’infrastruttura di ricerca avrà una caratterizzazione multifunzionale in grado di ospitare progetti inerenti molteplici settori tematici quali il foodtech e le tecnologie agro-alimentari, la bioindustria, le biotecnologie, l’aerospazio, i materiali avanzati, le risorse naturali, l’ambiente, la gestione sostenibile dei sistemi agricoli e forestali. I prossimi passi del progetto prevedono, entro il mese di settembre 2023, l’assunzione del team di lavoro e la valutazione scientifica dei primi progetti da implementare. La costruzione della struttura sarà completata entro dicembre 2024 e piena operatività nel 2025.
“Questo progetto si basa sulla rivoluzione del Nature Co-Design – commenta Carlo Bagnoli, referente del progetto alla Ca’ Foscari – ossia l’incontro tra biologia, chimica, scienza dei materiali e nanotecnologia per fare leva sulla natura come piattaforma manifatturiera a livello atomico. Punteremo poi a rendere scalabili i processi che nasceranno in laboratorio, grazie a partner industriali di primo livello e alle idee dei talenti e delle startup che coinvolgeremo nel progetto. Il fine ultimo dell’infrastruttura di Future Farming è creare un ecosistema inclusivo che coinvolga con una formula originale università e attori di mercato mettendo al centro il ruolo del capitale umano: siamo determinati a trattenere e attrarre talenti (ricercatori, scienziati, inventori) per sviluppare soluzioni alle maggiori sfide di sostenibilità a livello globale”.

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