Sensoworks, società specializzata nel monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, ha rimarcato i notevoli ritardi italiani nell’impiantistica per chiudere il ciclo dei rifiuti.
L’azienda sostiene che l’andamento degli investimenti nel settore del waste management sia stato altalenante negli ultimi anni.
Poco meno della metà degli investimenti è relativa alla fase di raccolta, mentre la restante parte è destinata alla realizzazione degli impianti. Quanto agli impianti: la maggior parte delle risorse vengono spese per il recupero energetico e, a seguire, per le discariche, per i sistemi di selezione, per il compostaggio, per il trattamento meccanico-biologico (TMB) e per i digestori anaerobici.
Il tempo medio per la realizzazione di un impianto è di oltre 4 anni, con punte che arrivano anche a 10 anni. In media, sono necessari 32 mesi per la progettazione, 6 mesi per l’affidamento e 12 mesi per la realizzazione. Stando a questi dati, quindi, più che un problema di risorse, in Italia, sembra ci sia un problema di procedure.
Applicando i dati storici, la proiezione di spesa dei lavori pubblici avviati nel 2021 raggiungerebbe il suo massimo nel 2025 e consentirebbe di impiegare una percentuale delle risorse complessive almeno pari al 90% solo a partire dal sesto anno successivo all’avvio della procedura, ossia nel 2027. Se a questo flusso di spesa si affiancasse un ulteriore flusso di analogo importo relativo alle procedure avviabili in uno dei due anni previsti per le procedure del PNRR, emergerebbe la necessità di triplicare la velocità di spesa, al fine di poter spendere almeno il 95% delle risorse entro il limite massimo di 5 anni.