L’impatto ambientale delle mascherine sanitarie legate alla pandemia da Covid-19 è attualmente molto elevato: alcuni studi, infatti, stimano che ne vengano utilizzate 129 miliardi a livello mondiale ogni mese, ovvero 3 milioni al minuto.
Questi numeri fanno comprendere come la produzione e lo smaltimento di tali prodotti siano problemi rilevanti che necessitano di un intervento nell’immediato.
A questo proposito, è stato avviato il progetto “SMascherATe”, un’iniziativa che punta ad affrontare il problema dell’impatto ambientale delle mascherine di protezione individuali tramite un approccio sostenibile.
L’obiettivo è quello di sostituire le attuali mascherine antidroplet, realizzate a partire da materiali plastici provenienti da sorgenti non sostenibili e non rinnovabili, con mascherine antidroplet in plastica “green” ottenuta dagli scarti del latte.
Dagli scarti provenienti da prodotti a base di latte e derivati, infatti, saranno realizzati strati filtranti per maschere facciali perché, questi materiali, oltre ad essere di origine naturale, risultano anche biodegradabili.
Al progetto contribuiranno tre unità di ricerca, afferenti rispettivamente all’Università di Catania, all’Università di Roma “Tor Vergata” e al CNR-Ismn.
“SMascherATe” è un vero e proprio impegno di carattere ambientale e sociale: la prima fase sarà portata a termine in sei mesi, ma lo scopo ultimo è far sì che le nuove mascherine ecologiche sostituiscano definitivamente quelle utilizzate finora.