Le Nazioni Unite rinnovano l’allarme sul cambiamento climatico sostenendo che gli impegni dell’accordo di Parigi e gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile siano improrogabili.
Con un nuovo rapporto dell’Unece, la Commissione Economia per l’Europa della Nazioni Unite, queste ultime si impegnano sull’uso di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2: il processo consiste nella cattura del carbonio derivante dalle emissioni in atmosfera prodotte dalle energie fossili e dalle filiere industriali, stoccandolo poi nel sottosuolo o riutilizzandolo.
Grazie a progetti pilota e all’adozione di specifici quadri normativi di riferimento, apripista in questo settore sono la Scandinavia, gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Il nodo dei costi viene affrontato anche in termini di velocita’: per gli esperti in Europa la distribuzione della cattura, stoccaggio e riuso della CO2 di qui al 2050 potrebbe ammontare a 320 miliardi di euro, e per le infrastrutture di trasporto potrebbero essere necessari altri 50 miliardi.
La velocita’ con cui sara’ possibile ridurre i costi favorira’ l’implementazione su larga scala ed e’ per questo che sara’ necessaria la condivisione delle migliori pratiche sia per l’implementazione della tecnologia che per l’impalcatura normativa e politica.
In particolare si fa riferimento alla cattura alla fonte delle emissioni, soprattutto da industrie, con la possibilita’ di immagazzinare e poi utilizzare la CO2.
L’implementazione su larga scala di questa tecnologia consentirebbe di portare avanti la decarbonizzazione del settore energetico, e alle industrie di abbattere le emissioni nel medio periodo.
Le Nazioni Unite pero’, ricordano che la quantita’ di CO2 da rimuovere per raggiungere la neutralita’ climatica e’ molto piu’ ampia di quanto le attuali tecnologie possono contribuire a fare; diventa quindi fondamentale una forte volonta’ politica che spinga per rendere l’energia accessibile, pulita, affidabile, sostenibile e moderna per tutti entro il 2030.