La Ecological Footprint fornisce un’indicazione approssimativa dell’impatto di una nazione, di una regione o di una citta’. Una parte consistente di tutte delle risorse necessarie al sostentamento di ogni citta’ ha un ciclo di vita abbastanza breve e finisce come rifiuto.
Il riciclo e il recupero di tali materiali fanno ormai parte del ciclo dei rifiuti, ma la fase successiva, la circolarita’ dell’economia, comporta un salto qualitativo che ha implicazioni molto interessanti.
L’economia circolare, infatti, puo’ andare a favore dell’economia cittadina principalmente in due modi. Da una parte, il ciclo dei rifiuti muove una grande quantita’ di risorse sul piano locale, in primo luogo attraverso la TARI, che oggi viene assorbita dalle amministrazioni, ma anche attraverso il cosiddetto contributo ambientale, derivante dalla responsabilita’ estesa del produttore dei beni, che va a finanziare la filiera del riciclo. Secondo i calcoli del Laboratorio REF si tratta di una cifra che supera gli 11 miliardi di euro. Dal momento che i rifiuti vengono prodotti in locale, intercettare almeno parte di queste risorse (anche con la riallocazione di parte della TARI a fini di economia circolare) a favore dell’economia produttiva locale con l’incoraggiamento dello stabilirsi di aziende di filiera, garantirebbe attivita’ e posti di lavoro qualificati.
L’economia circolare, inoltre, deve basarsi sull’utilizzo delle materie prime seconde in uscita dal ciclo della differenziata per produrre beni ma anche energia. Tali imprese utilizzatrici possono essere la base su cui costruire la reindustrializzazione delle citta’, a filiera corta e circolare ma non chiusa: niente impedisce alle citta’ di esportare i propri prodotti circolarizzati, che verranno ricircolarizzati in altre citta’.