Sta per partire anche in Italia il progetto UTO, Upcycling the Oceans, promosso da Ecoalf in collaborazione con Conad NordOvest, l’Autorità di sistema portuale Tirreno Centrosettentrionale, la Capitaneria di Porto e il Comune di Civitavecchia, la cooperativa Marinai & Caratisti e con il sostegno logistico di Se.Port.
L’impatto derivante dai rifiuti marini presenti in mare è devastante per l’ecosistema. Per non parlare dell’impatto economico sociale: riduzione del turismo, danni alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, riduzione del pescato e costi di pulizia nonché riduzione del valore estetico e dell’uso pubblico dell’ambiente.
I pescatori sono i veri protagonisti di questo progetto, perché i rifiuti marini e in particolare il PET che ogni giorno raccattano con le reti durante la pesca a strascico, verranno destinati al riciclo.
Raccolto in appositi containers, dopo il triage, il Pet recuperato verrà prima trasformato in polimero, poi in filato, per creare capi e accessori 100percento riciclati, da parte di Ecoalf.
Uto, ha avuto inizio in Spagna nel 2015 e poi è stato esportato in Thailandia e in Grecia. Soltanto nella penisola iberica 3mila pescatori in 46 porti spagnoli hanno raccolto fino ad oggi oltre 500 tonnellate di rifiuti marini dal fondo del mare.
L’intento è quello di sviluppare una rete mediterranea di soggetti che lavorino insieme nell’interesse della conservazione marina. Un eccezionale progetto di economia circolare, quindi, che consentirà di riqualificare gli ambienti marini ma anche di convertire la plastica recuperata in filato per la produzione di abbigliamento, chiudendo così il circuito.