Il Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con diversi Istituti, nell’ambito del progetto “La chimica e la genomica: una strategia sinergica per l’individuazione dei contaminanti associati alle microplastiche negli alimenti”, sta attuando nel Golfo di La Spezia, un innovativo esperimento scientifico.
Il suo nome e’ Chempel (Chemistry of the Pellets) ed e’ nato con l’obiettivo di monitorare il livello di inquinanti nelle acque costiere utilizzando resin pellets, un materiale plastico in grado di assorbire sostanze nocive come il polietilene e il polipropilene. Si tratta del primo esperimento di questo genere condotto nel Mediterraneo e ha la durata di un anno.
Le “gabbie” con i pellets, sferette polimeriche di circa 4 mm di diametro, sono state posizionate in tre banchine del Golfo.
Le analisi di queste permetteranno di indagare e comprendere i meccanismi di assorbimento, all’interno del materiale plastico, di vari tipi di sostanze inquinanti, comparandoli con campioni biologici di mitili: saranno messe a confronto le concentrazioni di inquinanti riscontrate, nelle diverse zone, nei due tipi di campioni, quelli biologici e i “no-living samplers” (pellets).
Secondo gli studi del CNR, i pellets, tra i vari tipi di microplastiche presenti in mare, si sono dimostrati capaci di assorbire molto piu’ facilmente gli inquinanti organici persistenti (Pops) e altre sostanze idrofobiche disciolte in acqua, come gli idrocarburi aromatici, ma anche i metalli pesanti; e’ questo che li rende particolarmente interessanti come traccianti del possibile grado di inquinamento delle zone marine costiere in tutto il mondo.
Un altro scopo dell’esperimento e’ quello di verificare il ruolo dei pellets nel trasporto delle sostanze assorbite lontano dalle fonti di inquinamento: a causa delle loro dimensioni, infatti, essi vengono facilmente dispersi in acqua durante le fasi di trasporto dai siti industriali, diventando un possibile vettore di inquinamento ambientale anche in ambienti incontaminati come l’Artide e l’Antartide.