Cattel, azienda veneta del settore ho.re.ca, da tempo cerca soluzioni per dare il suo contributo alla salvaguardia dell’ambiente, cosciente che l’enorme uso di plastica che fa il suo mercato di riferimento debba quanto prima trovare alternative.
E’ infatti di circa 180.000 il numero totale di oggetti di plastica monouso venduti dall’azienda nel 2018, con una richiesta di 11 tonnellate di bicchieri di plastica, 96 tonnellate di cannucce, 100 tonnellate di cucchiaini e palette da caffè, 21 tonnellate di sacchetti per sottovuoto, per congelatore e da ghiaccio, e 66 tonnellate di sacchetti dell’immondizia.
Come muoversi per soddisfare al meglio le richieste senza gravare sull’ambiente? Le possibilità al vaglio sono numerose. Cattel già offre nel suo assortimento, ad esempio, le stoviglie di carta e i prodotti realizzati in polpa di cellulosa, compostabili e dunque in grado di biodegradarsi rapidamente. Eccellenti nella tenuta, se usati su larga scala potrebbero però gravare sulla deforestazione. Per questa ragione Cattel ha affiancato a questi prodotti le stoviglie in bioplastica, costituite da materiale rinnovabile di origine vegetale come le foglie di palma essiccate e pressate, l’amido di mais o la patata. Richiesti anche gli oggetti in silicone in sostituzione a quelli monouso in plastica. Pur essendo meno inquinante della plastica, il silicone è però un materiale inerte che interagisce con gli alimenti con cui viene a contatto provocandone delle alterazioni. Non può pertanto essere considerato la soluzione ideale.
In distribuzione-test con alcuni clienti anche le soluzioni a base di bargassa, uno scarto della lavorazione della canna da zucchero la cui elevata resistenza la rende una candidata ideale per il packaging dei cibi: ha infatti l’aspetto del cartone, ma è più ecologica. Infine come alternativa alla plastica esiste la carta minerale, o carta di pietra. Biodegradabile (si decompone in 3-9 mesi), inalterabile al contatto con l’acqua e molto resistente allo strappo, la carta di pietra è costituita per l’80- da carbonato di calcio e, per quanto molto simile alla carta, se utilizzata su larga scala non arrecherebbe alcun danno in termini di deforestazione.