Il problema dei rifiuti marini, oggi alla ribalta della cronaca (finalmente!) rappresenta una grave minaccia per la biodiversita’, ma ha anche ripercussioni su turismo e pesca.
Per quanto riguarda la pesca, ad esempio, nell’Unione Europea il costo stimato dei rifiuti marini oscilla tra l’1 e il 5 percento dei ricavi totali.
Oltre l’80 percento dei rifiuti che si possono trovare in spiaggia o in mare e’ costituito da plastica e, in larga parte, proviene dalla terraferma.
Da un sondaggio Eurobarometro, emerge che i cittadini europei cominciano a essere coscienti e preoccupati dell’impatto ambientale della plastica sulla loro salute (74 percento) e sull’ambiente (87 percento).
La situazione e’ particolarmente critica nel Mediterraneo, che presenta una tra le piu’ alte densita’ di materie plastiche al mondo ed e’ considerato la sesta piu’ grande zona di accumulazione di rifiuti marini.
L’Italia, con 90 tonnellate al giorno, si colloca al terzo posto per quantita’ giornaliera di materie plastiche scaricate nel Mar Mediterraneo, dietro alla Turchia (144) e alla Spagna (126).
Il 21 maggio scorso il Consiglio dell’UE ha adottato in via definitiva i testi legislativi proposti dalla Commissione Europea per affrontare il problema dei rifiuti marini derivanti dai 10 prodotti di plastica monouso rinvenuti piu’ spesso sulle spiagge europee, e dagli attrezzi da pesca abbandonati, che insieme rappresentano il 70 percento di tutti i rifiuti marini.
Si stima che grazie a queste norme si potranno evitare danni ambientali per 22 miliardi di euro entro il 2030, consentendo di evitare emissioni pari a 3,4 milioni di tonnellate di CO2.
In tale ambito si inquadra il progetto Medsealitter, finanziato con fondi UE per oltre 2 milioni di euro, che attraverso una rete di collaborazione tra Aree Marine Protette – supportate da istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e universita’ – ha permesso di sviluppare per la prima volta un protocollo condiviso di monitoraggio sui rifiuti marini e i loro effetti nel Mar Mediterraneo.
Nell’arco di circa 2 anni, i 10 i partner impegnati nel progetto hanno percorso oltre 20.000 km con imbarcazioni di varie dimensioni, aerei e droni in diverse aree del Mediterraneo, registrando quasi 6.500 oggetti galleggianti costituiti tra il 75 e l’87 percento da rifiuti prodotti dall’uomo; di questi, tra l’80 e il 90 percento erano composti da polimeri artificiali (plastica).
Contemporaneamente sono stati effettuati campionamenti per quantificare i rifiuti ingeriti da parte di alcune specie animali considerate indicative, per valutarne il rischio di esposizione al marine litter.
A partire dal 2021, le nuove norme vieteranno i prodotti in plastica monouso piu’ diffusi per i quali gia’ esistono delle alternative non contenenti plastica, come cotton fioc, posate, cannucce.