È stato presentato “EquiPlanet”, un innovativo standard di certificazione della sostenibilità destinato alle imprese agroalimentari.
Tale strumento si basa su una metodologia messa a punto dal Santa Chiara Next, spin off dell’Università di Siena, in collaborazione con lo United Nations Sustainable Development Solutions Network e il Columbia Center on Sustainable Investment della Columbia University, e sull’esperienza operativa maturata da Valoritalia con Equalitas, la certificazione di sostenibilità delle imprese vitivinicole riconosciuta dai principali operatori internazionali.
Ma quali sono le principali differenze tra EquiPlanet e le numerose certificazioni green già esistenti?
“Lo standard non certifica la sostenibilità del singolo prodotto – spiega Sandra Furlan -ma la conformità delle politiche e dei processi aziendali agli obiettivi e ai requisiti stabiliti dall’Agenda ONU 2030. EquiPlanet promuove un approccio olistico alla sostenibilità, valuta le politiche complessive dell’impresa e prevede un elevato numero di requisiti da rispettare”.
Nello specifico, lo standard si articola in 4 ambiti:
- buona cittadinanza d’impresa;
- sostenibilità di operazioni e processi;
- sostenibilità della catena di fornitura;
- prodotti e strategie che contribuiscono a diete sane e sostenibili.
Si toccano, inoltre, 20 tematiche, che spaziano dalla governance alle pratiche anticorruzione, dalla tutela dei diritti dei lavoratori alla sicurezza alimentare, e 88 requisiti, tutti in linea con gli obiettivi e le azioni stabilite dallo United Nation Global Compact.
Come le imprese possono certificarsi con EquiPlanet
Le realtà che intendono ottenere la certificazione devono adottare un Sistema di Gestione della Sostenibilità, stabilire obiettivi misurabili, impegnarsi a migliorare le performances di sostenibilità e pubblicare un Bilancio di Sostenibilità redatto con gli standard internazionali previsti dal Global Reporting Iniziative.
EquiPlanet consente alle aziende di ottenere una serie di vantaggi: il più importante è costituito dall’allineamento agli SDGs dell’Agenda ONU 2030 e dal rispetto dei requisiti ESG; allineamento che consente all’impresa sia di rispondere efficacemente agli obblighi normativi previsti in ambito nazionale e comunitario, sia di adeguarsi alle nuove metodologie di valutazione del credito messe a punto degli istituti bancari, che prevedono rating differenziati in base al grado di adesione ai requisiti della sostenibilità.
“EquiPlanet permette di valorizzare aspetti della gestione di un’impresa che altrimenti passerebbero inosservati – aggiunge Giuseppe Liberatore – come l’impegno verso la tutela dei diritti dei lavoratori e delle minoranze, la promozione delle pari opportunità e del merito. Aspetti che sono parte integrante di una gestione sostenibile dell’impresa, al pari del rispetto dei vincoli ambientali”.