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Acque meteoriche: urge un approccio integrato

Acque meteoriche: urge un approccio integrato

La crescente urbanizzazione che caratterizza il nostro Paese unita al cambiamento del clima rende sempre più complessa la gestione delle acque meteoriche. Sono necessarie soluzioni che migliorino la permeabilità del suolo e il ripristino del ciclo naturale dell’acqua. È quanto sostiene l’ultimo report di Laboratorio REF Ricerche.

Per decenni, la normativa europea e nazionale ha riservato scarsa attenzione alla gestione delle acque meteoriche e ai rischi di contaminazione da esse derivanti. Tuttavia, la revisione della direttiva sulle acque reflue urbane e il riconoscimento, nell’ambito della Tassonomia UE, dei sistemi di drenaggio urbano sostenibile e della raccolta delle acque piovane come attività ecosostenibili offrono un’opportunità concreta per un cambio di approccio.

La redazione dei Piani di gestione integrata delle acque reflue urbane non deve essere solo un’occasione per affrontare le acque meteoriche come fonte di inquinamento, ma anche per gestirne la quantità, evitando allagamenti e sovraccarichi delle infrastrutture fognarie esistenti. È fondamentale mappare le infrastrutture di gestione delle acque meteoriche e monitorarne il funzionamento, valutare la qualità delle acque stesse, definire eventuali trattamenti, e favorire l’accumulo controllato, la ritenzione e l’infiltrazione nel suolo, trasformando un problema in una risorsa.

Una gestione sapiente e interventi coordinati a più livelli possono far sì che le acque meteoriche diventino una preziosa risorsa alternativa, particolarmente utile nei periodi di siccità, riducendo l’utilizzo di acqua potabile per scopi non legati al consumo umano.

Le Nature Based Solutions (NBS) possono giocare un ruolo di primo piano in questo contesto soprattutto nel medio-lungo periodo. Sebbene le infrastrutture tradizionali (le cosiddette ”infrastrutture grigie”) possano fornire risultati in tempi più brevi, nel medio-lungo periodo le NBS si dimostrano più economiche, con benefici più ampi e duraturi. In questo senso sarebbe opportuno preferire combinazioni di infrastrutture grigie e soluzioni naturali in ottica sinergica.
A livello europeo, molte iniziative di gestione delle acque meteoriche sono già in atto, sviluppate come risposta alle emergenze climatiche. È essenziale mettere queste buone pratiche in rete e integrarle in una pianificazione coordinata e di ampio respiro, che sposti l’approccio dall’emergenza alla prevenzione.

È necessario un lavoro di pianificazione congiunta e coordinata tra i diversi livelli di governance, fissando obiettivi comuni che partano da un quadro generale fino ai dettagli locali. Serve una cabina di regia che sappia affrontare congiuntamente i temi della scarsità idrica con quelli della sovra- abbondanza e della qualità della risorsa. Occorre una pianificazione strategica ex novo che vada oltre il coordinamento delle attività esistenti, elaborando un piano dettagliato, tenendo conto delle specificità attuali del territorio e dei futuri scenari e coinvolgendo i diversi attori con competenze in materia di gestione del territorio e delle acque. Inoltre, occorre creare le condizioni per dotarsi di soggetti attuatori capaci di realizzare gli interventi pianificati e gestire le infrastrutture una volta realizzate.

I gestori del servizio idrico integrato si pongono come interlocutori e abilitatori naturali di questo percorso. Gli orientamenti ARERA codificati nella metodologia tariffaria MTI-4 hanno permesso di ricomprendere la gestione del drenaggio urbano nel servizio idrico integrato (SII), almeno sotto il profilo del riconoscimento dei costi operativi e di capitale. Tuttavia, questa misura da sola potrebbe non essere sufficiente, considerando che in alcune città europee la gestione delle acque meteoriche incide fino a un terzo della tariffa, con il rischio che il volume degli sforzi di investimento necessari sia tale da spiazzare altri ambiti di intervento in presenza di un limite alla crescita annuale della tariffa.

È chiaro che l’allargamento del perimetro del servizio idrico può tradursi in un conflitto tra obiettivi a parità di risorse, oltre a richiedere una ulteriore evoluzione in termini di capacità finanziaria e organizzativa da parte dei gestori industriali. Per questo motivo potrebbe essere auspicabile una componente tariffaria dedicata, al di fuori del limite di crescita annuale della tariffa per il servizio idrico “ordinario”, finalizzata agli interventi in ambito di drenaggio urbano e acque meteoriche, affiancata e sostenuta da programmi statali o regionali dedicati al fine di garantirne la sostenibilità economico-sociale delle fasce più deboli della popolazione.

Non possiamo permetterci di sprecare l’opportunità dei Piani di gestione integrata delle acque reflue: serve dunque una governance coordinata e solida che guardi alla gestione della risorsa idrica in senso ampio e con logiche di area vasta. La proposta è allora quella di estendere le competenze della cabina di regia che si occupa di siccità: perché abbondanza e scarsità sono due facce della stessa medaglia.