Combustibili fossili e phase out: il linguaggio climatico
Con l’avvicinarsi della COP29, che si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaijan, si intensificano le discussioni su come affrontare la crisi climatica attraverso politiche concrete ed azioni collettive. In questo contesto, gli esperti di Babbel – l’ecosistema leader nell’apprendimento delle lingue – hanno analizzato come l’uso del linguaggio o l’omissione di alcune terminologie riveli le complesse dinamiche legate al cambiamento climatico e hanno sviluppato un glossario utile a comprendere i concetti chiave dei discorsi sul clima e sull’ambiente.
“Le parole che usiamo per descrivere la crisi climatica sono più di semplici termini tecnici: hanno un peso emotivo e sociale. Aiutare le persone a comprendere ed usare correttamente questi termini è cruciale per facilitare un dialogo più informato su questi temi” spiega Esteban Touma Portilla, Content Producer e insegnante di Babbel Live, la piattaforma che offre lezioni online dal vivo tenute da insegnanti altamente qualificati. “Il modo in cui parliamo del cambiamento climatico non è solo una questione di parole: è una questione di azione. Le parole che scegliamo hanno infatti la capacità di alimentare la consapevolezza e spingere al cambiamento o, al contrario, generare confusione”.
Demistificare il linguaggio del clima: i tabù
Il linguaggio gioca un ruolo chiave non solo nella percezione pubblica, ma anche nei contesti politici e scientifici: è quindi importante considerare come in questi scenari esso possa riflettere priorità diverse. L’uso o l’omissione di alcuni termini potrebbe infatti avere un impatto sull’equilibrio tra esigenze ambientali ed economiche.
Un esempio rilevante è l’uso del termine “combustibili fossili”, evitato per 28 anni negli accordi finali delle conferenze sul clima. Alla COP26 di Glasgow, nel 2021, si fece per la prima volta menzione esplicita del “carbone”, ma solo alla COP28 si è parlato della necessità di allontanarsi da tutti i combustibili fossili. Tuttavia, la formula scelta, “allontanarsi gradualmente”, è stata considerata dagli attivisti ambientali troppo debole rispetto alla transizione rapida e decisa che essi auspicano; il linguaggio adottato non rifletterebbe difatti l’urgenza della crisi climatica e rischierebbe di rallentare l’azione concreta necessaria.
Anche l’uso di termini come “unabated”, “phase out” e “geoengineering” riflette diverse visioni. L’ambiguità di questi termini solleva degli aspetti interessanti dal punto di vista linguistico, come rilevato dagli esperti di Babbel, che hanno analizzato le implicazioni di tali scelte lessicali:
- Unabated: quando si parla di combustibili fossili “unabated” (letteralmente “non ridotto” o “non attenuato”), si fa riferimento a quelli che continuano a essere utilizzati senza alcuna misura per ridurre le emissioni di gas serra, come la cattura del carbonio. In altre parole, i gas serra prodotti da questi combustibili vengono rilasciati direttamente nell’atmosfera, contribuendo significativamente al riscaldamento globale.
- Abated: al contrario di “unabated”, significa “ridotto” o “attenuato”. In questo contesto, indica i combustibili fossili il cui utilizzo è accompagnato da tecnologie per catturare una parte delle emissioni, riducendo così l’impatto ambientale. Tuttavia, non esiste una definizione universalmente concordata su quanta parte delle emissioni debba essere trattenuta per poter considerare un combustibile “abated”.
- Phase out: traducibile con l’espressione “eliminare gradualmente”,si usa per descrivere l’intenzione di smettere di utilizzare i combustibili fossili in modo definitivo, ma in maniera progressiva nel tempo, fino a che non verranno completamente dismessi. L’espressione implica una chiara eliminazione graduale di un’attività, in questo caso l’uso dei combustibili fossili. È una scelta linguistica che denota un forte impegno a fermare completamente questa pratica, ed è spesso usata nei contesti in cui si vuole sottolineare la necessità di un’azione decisiva per il cambiamento climatico.
- Phase down: significa “ridurre gradualmente”, ma non implica necessariamente una completa eliminazione. È un termine meno forte rispetto a “phase out” e suggerisce una diminuzione dell’uso dei combustibili fossili, senza promettere un’eliminazione totale. “Phase down” è una scelta linguistica più morbida, che riflette un impegno meno deciso, una formulazione che può essere percepita come una strategia più prudente che lascia margine a una riduzione progressiva, ma non definitiva, del loro utilizzo.
- Geoengineering: si riferisce ad un insieme di tecnologie “speculative” progettate per modificare su larga scala il clima terrestre, con l’obiettivo di mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Questo termine comprende una gamma di interventi ancora poco testati, che spaziano da tecniche come l’iniezione di aerosol nella stratosfera per riflettere la radiazione solare, fino a interventi come la verniciatura dei tetti in colori chiari per ridurre l’assorbimento di calore. Durante la COP28, questo tema ha suscitato dibattiti accesi, con organizzazioni della società civile come la Women and Gender Constituency e la Climate Action Network che avvertono che tali tecnologie speculative potrebbero distogliere l’attenzione dalla necessità urgente di ridurre le emissioni di gas serra: il timore è che la normalizzazione di termini come “geoingegneria” nel discorso sul clima possa portare a una più ampia accettazione di queste tecnologie, rischiando di mettere in secondo piano le discussioni su soluzioni climatiche più efficaci, eque e sostenibili.
Infine, stanno emergendo formulazioni alternative che cercano di trasmettere l’urgenza della transizione energetica. Anche qui il linguaggio è fondamentale: termini come “substitution” (sostituzione) legano l’espansione delle rinnovabili alla progressiva sostituzione dei combustibili fossili, aggiungendo verbi come “accelerating” (accelerare) e avverbi come “rapidly” (rapidamente). Questi termini sono spesso accompagnati da parametri temporali precisi, come “by this decade” (entro questo decennio), e cercano di trasmettere l’urgenza della transizione energetica. Anche in questo caso, le formulazioni possono apparire più o meno incisive, suggerendo diversi gradi di impegno da parte dei governi e degli attori politici.
Il glossario di Babbel per la comprensione dei discorsi sul clima e sull’ambiente
Per capire meglio le dinamiche del linguaggio utilizzato sia nei media che nei documenti ufficiali come quelli della COP, è fondamentale avere un quadro chiaro dei concetti chiave che emergono nei discorsi sul clima e sull’ambiente. Spesso, termini e acronimi chiave entrano nell’uso comune tra professionisti del settore, ma possono risultare meno accessibili al grande pubblico. Per questo motivo, gli esperti di Babbel hanno compilato un glossario che chiarisce i concetti più rilevanti.
- COP – Conference of the Parties (Conferenza delle Parti): è l’incontro annuale dei paesi firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), durante il quale si valutano gli impegni climatici e si stabiliscono nuove strategie globali.
- UNFCCC – United Nations Framework Convention on Climate Change: firmata nel 1992, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici stabilisce il quadro legale e politico per la cooperazione internazionale contro il cambiamento climatico. Questa convenzione ha come obiettivo principale limitare le emissioni globali di gas serra e affrontare gli effetti del cambiamento climatico attraverso l’adozione di politiche e impegni coordinati tra i paesi membri.
- GCF – Green Climate Fund (Fondo Verde per il Clima): istituito nel 2010, è il più grande fondo multilaterale per il clima, che sostiene i paesi in via di sviluppo nel raggiungere i loro obiettivi climatici e nella transizione verso modelli economici sostenibili.
- Loss and Damage Fund (Fondo per le Perdite e i Danni): creato alla COP28 dopo decenni di trattative, mira a risarcire i paesi più vulnerabili per i danni causati dai cambiamenti climatici, con contributi volontari dai paesi più ricchi.
- BTR – Biennial Transparency Report (Rapporto biennale sulla trasparenza): il BTR è una versione più approfondita e completa dei BUR (Biennial Updated Reports), introdotti alla COP24 di Katowice. Mentre i BUR offrivano aggiornamenti biennali sui progressi climatici delle parti, il BTR mira a fornire un quadro ancora più dettagliato su mitigazione, adattamento, perdite, danni e finanza climatica, con l’obiettivo di garantire una trasparenza a 360° dei progressi compiuti da ciascuno Stato.
- Accordo di Parigi: sottoscritto nel 2015, mira a mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con sforzi per limitarlo a 1,5°C. Prevede che i paesi sviluppino piani nazionali (NDC) per ridurre le emissioni e sostengano i paesi in via di sviluppo.
- NDC – Nationally Determined Contributions (Contributi Determinati a Livello Nazionale): sono i piani climatici nazionali che ogni paese firmatario dell’Accordo di Parigi deve aggiornare ogni cinque anni per migliorare progressivamente le proprie ambizioni climatiche e ridurre le emissioni.
- Global Stocktake (Inventario Globale): strumento dell’Accordo di Parigi per monitorare i progressi verso gli obiettivi climatici globali. Valuta i risultati dei paesi e indica come possono aggiornare e rafforzare i loro NDC.
- Net Zero Emissions (Emissioni nette zero): l’obiettivo delle zero emissioni nette, stabilito dall’Accordo di Parigi, consiste nel raggiungere un equilibrio tra le emissioni di gas serra prodotte e quelle rimosse dall’atmosfera. Questo significa che le emissioni generate devono essere compensate da quelle assorbite (es. tramite foreste o tecnologie di cattura del carbonio) per evitare un aumento delle temperature globali superiore a 1,5°C entro il 2050. Raggiungere questo equilibrio è fondamentale per limitare gli effetti del cambiamento climatico.
- Mitigazione e adattamento: la mitigazione si riferisce alle azioni volte a ridurre o prevenire le emissioni di gas serra, cercando di limitare i danni futuri del cambiamento climatico. L’adattamento, invece, consiste nell’adeguarsi agli effetti già inevitabili del cambiamento climatico, adottando misure per ridurne al minimo l’impatto.
- Carbon Capture and Storage (CCS) – Cattura e stoccaggio del carbonio: il CCS è una tecnologia che cattura l’anidride carbonica emessa da processi industriali e la immagazzina, evitando che venga rilasciata nell’atmosfera. È fondamentale per raggiungere le emissioni nette zero, ma è controversa per via degli alti costi e della complessità tecnica.