Banca Etica insieme ad altre 16 banche hanno aderito all’iniziativa per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili volto a chiedere ai Governi di tutto il mondo di compiere un significativo passo avanti nello sforzo globale per affrontare la causa principale della crisi climatica: la produzione e l’uso di petrolio, gas e carbone.
L’iniziativa è guidata da un comitato composto da organizzazioni della società civile, movimenti indigeni, associazioni di giovani attivisti, esperti e accademici che chiedono ai Governi di negoziare un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili (Fossil Fuels Non-Proliferation Treaty – FFNPT). Hanno già aderito 1.800 organizzazioni, 75 grandi città (tra cui Roma e Torino), 101 Premi Nobel, 570 membri di parlamenti e 3000 accademici. Alle imprese che aderiscono è richiesto di rendicontare e rafforzare il proprio impegno verso l’abbandono delle fonti fossili e la riduzione delle emissioni.
Le banche aderenti alla Global Alliance for Banking on Values (GABV) che sostengono l’iniziativa per un Trattato sui combustibili fossili sono: Amalgamated Bank (USA), Banca Etica (Italia, Spagna), BancoSol (Bolivia), Beneficial State Bank (USA), Centenary Bank (Uganda), Clearwater Credit Union (USA), Climate First Bank (USA), Ekobanken (Svezia), Finca DRC (Repubblica Democratica del Congo), Merkur Cooperative Bank (Danimarca), NMB Bank (Nepal), Summit Credit Union (USA), Sunrise Banks (USA), Triodos Bank (Paesi Bassi, Belgio, UK, Spagna, Germania), Unity Trust Bank (UK), Vancity (Canada) e Vdk bank (Belgium).
Una campagna globale per eliminare gradualmente i combustibili fossili
L’Iniziativa per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili è uno sforzo globale per promuovere la cooperazione internazionale per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili per tutti; porre fine all’espansione di carbone, petrolio e gas e infine, eliminare gradualmente e in modo equo la produzione esistente. Il Trattato riflette ciò che la scienza dimostra essere necessario per affrontare la crisi climatica.
La proposta sta conquistando sempre più adesioni a livello globale. Il sostegno arrivato da diversi attori riflette l’urgente necessità di agire per fermare la proliferazione e iniziare a eliminare gradualmente l’uso di carbone, petrolio e gas – i principali motori della rapida accelerazione dell’emergenza climatica e della crescente disuguaglianza. Le banche aderenti alla GABV si uniscono ad altri soggetti interessati come l’Organizzazione mondiale della sanità, il Parlamento europeo e un gruppo crescente di 12 Stati che già chiedono un nuovo trattato internazionale per la transizione dal petrolio, dal gas e dal carbone.
Sebbene gli Accordi di Parigi abbiano fissato un obiettivo climatico globale cruciale, molti governi continuano ad approvare nuovi progetti nel settore del carbone, del petrolio e del gas. Il Production Gap Report 2023 dell’UNEP ha avvertito che i piani di estrazione di combustibili fossili minano le possibilità del mondo di raggiungere i nostri obiettivi climatici globali. Il rapporto rivela che, nonostante gli impegni sul clima, i governi prevedono ancora di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili entro il 2030 rispetto a quanto sarebbe compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a +1,5°C.
Il ruolo del settore bancario
Secondo il rapporto Banking on Climate Chaos pubblicato nel 2023, da quando è stato firmato l’accordo di Parigi, le banche mondiali hanno pompato 5,5 trilioni di dollari nei combustibili fossili. Un recente rapporto di Topo Finance ha rilevato che se le banche e i gestori patrimoniali più grandi degli Stati Uniti fossero un paese, sarebbero il terzo paese emittente al mondo, dietro Cina e Stati Uniti.
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26 tenutasi a Glasgow nel 2021, le principali banche occidentali si sono impegnate a ridurre la propria impronta di carbonio e a investire in iniziative verdi, con l’obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Nonostante gli impegni, il rapporto tra i finanziamenti bancari per l’energia a basse emissioni di carbonio e quelli ai combustibili fossili non raggiunge gli obiettivi prefissati, come rivela una ricerca di Bloomberg NEF. Inoltre, le banche che hanno dichiarato impegni per azzerare le emissioni hanno continuato a concedere ingenti prestiti alle compagnie petrolifere, del gas e del carbone che stanno espandendo le loro attività legate ai combustibili fossili.
“La finanza etica ha tra i suoi principali obiettivi quello di finanziare uno sviluppo che salvaguardi il Pianeta e contrasti i cambiamenti climatici – dichiara Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica – Per questo le banche etiche da sempre rifiutano di finanziare le fonti fossili e sostengono invece la produzione di energia da fonti rinnovabili, insieme a progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici. Banca Etica, insieme ad altre istituzioni della Global Alliance for Banking on Values, ha deciso con convinzione di aderire all’impegno verso un Trattato di non proliferazione delle fonti fossili per migliorare ancora il proprio sforzo verso la salvaguardia del clima e per contribuire a innalzare l’attenzione delle istituzioni politiche internazionali e nazionali e dell’opinione pubblica rispetto all’emergenza climatica che richiede azioni globali molto più incisive di quelle messe in campo fin qui”.
“Il Trattato sui combustibili fossili è un accordo vincolante, che segnala che le imprese sono pronte e disposte ad assumersi questo impegno – sostiene David Reiling, presidente del GABV e amministratore delegato di Sunrise Banks – Firmando questo Trattato, stiamo livellando il campo di gioco e guidando una transizione globale ed equa per soddisfare il nostro Impegno Net Zero entro il 2050. Mi aspetto che un numero maggiore di banche e imprese firmi il Trattato e si unisca alla crescente iniziativa per passare a un futuro più pulito e sostenibile”.