Sono stati pubblicati i risultati del report “Transizione energetica e grandi aziende. Andamento e impatto economico in Italia e in Europa” a cura di Rome Business School.
Il documento esplora politiche, tendenze e sfide del processo della transizione energetica analizzando le principali potenze europee e le prime imprese energetiche in Europa.
Dai dati emerge che per raggiungere la neutralità climatica l’energia primaria da fonti rinnovabili dovrebbe passare dall’11,9% del 2022 al 71,2% nel 2050, e quindi:
- il petrolio passare dal 29,6% al 7,8%;
- il gas naturale dal 22,9% al 5,9%;
- il carbone dal 26,9% al 2,8%.
L’Unione Europea punta a raggiungere la neutralità climatica al 2050 con il piano REPowerEU, riducendo l’energia consumata, aumentando la diversificazione nell’approvvigionamento di fonti energetiche e accelerando la produzione di energia da fonti rinnovabili. In Italia, l’obiettivo è di raggiungere 277 mtCO₂ep al 2030 (-33,8% rispetto al 2022 e -46,9% rispetto al 1990). Più ampie le flessioni per gli altri Paesi: in Germania si prevede una riduzione del 39,8% rispetto al 2022; in Francia e Spagna, si prevedono riduzioni rispettivamente del 37,6% e 46,9%.
Nel periodo 2016-2019, a livello medio, le emissioni di CO₂ in Italia si sono ridotte del -1,3%. Lo shock pandemico nel 2020 ha contribuito a un’ulteriore diminuzione nelle emissioni di CO₂ (-8,8%), grazie a una flessione del PIL pro-capite (-8,7%, in termini di contributo). Di contro, il rimbalzo produttivo (PIL/POP) del 2021 ha portato ad un nuovo aumento dell’8,5% delle emissioni inquinanti italiane. Nel 2023, secondo le stime, l’Italia ha registrato una riduzione delle emissioni di CO₂ del 7,7% grazie a un decremento dell’intensità energetica (-3,7%), alla riduzione dei consumi di energia e ad un aumento del prodotto interno lordo (a prezzi costanti), nonché al lieve calo della popolazione (-0,2%, contributo percentuale). Il maggior utilizzo di fonti rinnovabili ha determinato un minor inquinamento (CO₂/REN, contributo percentuale -20%).
Guardando alle fonti di energia, nel 2022 la nucleare in Francia è stata pari al 34,9%, il 12,6% in Spagna e il 3,1% in Germania, assente in Italia. Il petrolio e i prodotti petroliferi hanno rappresentato la prima fonte energetica nei consumi nazionali di energia in Spagna (44,4%) e in Germania (35,2%), mentre risulta essere la seconda fonte di utilizzo in Italia e Francia (rispettivamente 34,9% e 31,5%). In Italia, infatti, seppur in calo rispetto al 2021, l’energia consumata deriva per gran parte dall’utilizzo del gas naturale (38%). Le fonti fossili hanno rappresentato circa il 78% del consumo energetico in Italia e Germania nel 2022, circa il 70% in Spagna e il 50% in Francia. Infine, le energie rinnovabili e i biocarburanti, nel 2022 hanno rappresentato rispettivamente il 18,8% in Italia, il 17,3% in Germania, il 16,2% in Spagna e il 13,7% in Francia.
A fine 2022, la Spagna ha registrato la quota più alta di utilizzo di energie rinnovabili (22,1%), seguita da Germania (20,8%), Francia (20,3%) e Italia (19,1%). Secondo i Piani Nazionali Integrati dell’Energia e del Clima del 2023, Spagna e Italia sono in linea con gli obiettivi europei al 2030. La Spagna mira a raggiungere il 47,9% di utilizzo di rinnovabili entro il 2030, superando di 4,9 punti percentuali il target UE, mentre l’Italia dovrebbe superare il suo obiettivo del 39%, raggiungendo il 40,5% (proiezioni del Piano Energia e Clima 2023).
Il consumo energetico degli italiani
In media, nel 2023, le famiglie italiane hanno speso meno per l’elettricità e il gas rispetto all’anno precedente, con una media di circa 770 euro per l’elettricità e 863 euro per il gas (il 34% ed il 27% in meno vs 2022). A livello regionale, la Sardegna ha registrato le bollette più pesanti per l’elettricità, quelle più leggere sono state in Liguria, Basilicata e Trentino-Alto Adige. Per il gas, il Trentino-Alto Adige ha pagato di più, seguito da Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre Sicilia, Campania e Lazio hanno registrato bollette più basse.
Guardando ai consumi elettrici industriali, invece, essi sono diminuiti nel corso del 2023 del 3,9% rispetto al 2022. Nel mese di dicembre 2023, la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta per il 47,3% dalla produzione da fonti energetiche non rinnovabili, per il 34,5% da fonti energetiche rinnovabili e la restante quota dal saldo estero.
Nel complesso, nel mese di dicembre 2023 la produzione elettrica italiana da fonti rinnovabili è aumentata del 26,3% rispetto a dicembre 2022, con una particolare crescita dell’idroelettrico (+40,2% vs. dicembre 2022), dell’eolico (+42,1%) e del fotovoltaico (+41,1%). In particolare, il fotovoltaico ha visto un incremento più che doppio (+111%) rispetto a quello del 2022.
La crescita e la distribuzione degli impianti rinnovabili sono disomogenee in Italia, con maggiori incrementi di capacità installata al nord per il fotovoltaico (in testa la Lombardia, poi Veneto e Piemonte) e al sud per l’eolico (prima la Puglia, seguono Sicilia e Campania). La produzione idroelettrica è, invece, concentrata nelle regioni alpine (Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige).
Futuro e PNRR
I Piani di Ripresa e Resilienza di Germania e Francia, seppur minori in termini di risorse a disposizione rispetto a Italia e Spagna, concentrano maggiori risorse nel contributo climatico in termini di quota percentuale. L’aggiornamento dei PNRR di Italia, Germania, Francia e Spagna indicano quote superiori al 37,5% per tutti i Paesi ed in aumento rispetto al PNRR 2021. L’Italia destina al contributo climatico la minor quota (39%), di poco superiore è quella spagnola (39,9%), mentre più elevate sono quelle di Germania (45,8%) e Francia (49,5%).