La scarsa trasparenza da parte delle aziende nella redazione dei bilanci e dei report di sostenibilità mette in fuga gli investitori dagli investimenti nei fondi ESG. Questo il tema indagato nel rapporto “Global Investor Survey” di PwC, dal quale è emerso che ben il 94% degli investitori non si fida dei rapporti di sostenibilità redatti dalle aziende e sospetta che questi siano a rischio greenwashing, contenendo informazioni non veritiere e non supportate da prove concrete circa il reale impegno delle organizzazioni sulle tematiche ESG. Più di 3 investitori su 4 (76%) desiderano, però, poter avere una migliore rendicontazione dei costi reali sostenuti dalle aziende per rispettare gli impegni di sostenibilità prima di valutare un investimento.
I bilanci di sostenibilità mascherati dietro al greenwashing mettono a rischio la fiducia e la reputazione di un’organizzazione e ciò ha dei riflessi diretti nel mondo finanziario e degli investitori: sul mercato europeo, nel quarto trimestre 2023, gli investimenti nei fondi di finanza sostenibile (SFDR) hanno fatto registrare una contrazione pari a 2 miliardi di euro, secondo quanto sottolineato dal report ESMA TRV Risk Monitor, e sempre nel 2023 è calata anche l’emissione delle obbligazioni societarie legate alla sostenibilità (-41%).
La crescente diffidenza degli analisti nei confronti delle attività di reporting aziendale della sostenibilità ha portato a richiedere maggiore chiarezza e coerenza, con l’aspettativa che l’applicazione di regolamenti e standard internazionali più severi per la reportistica in ambito ESG possano avere un ruolo sempre più importante.
Il bilancio di sostenibilità, infatti, è un documento che rendiconta gli impatti economici, sociali e ambientali generati dall’azienda nei confronti di stakeholder e shareholder e deve continuare a evolversi in modo da fornire informazioni affidabili, coerenti e comparabili su cui investitori e altri stakeholder possano fare affidamento. Inoltre, avere un bilancio di sostenibilità redatto secondo i più elevati standard scientifici internazionali e nel pieno rispetto dei criteri ESG e dei 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030 (SDGs) aiuta anche a migliorare la reputazione aziendale, favorendo l’attrazione dei giovani talenti.
L’impegno delle aziende in ambito ESG sta diventando sempre più centrale, tanto che i rigidi criteri di rendicontazione fanno quasi paura ai manager: come riportato dal The Wall Street Journal sono sempre di più i dirigenti d’azienda che utilizzano termini come “business responsabile” in alternativa al termine ESG per descrivere le principali iniziative aziendali nel campo della sostenibilità.
Ma quali sono le principali avvertenze e consigli pratici ai quali un’organizzazione dovrà prestare attenzione nella fase di redazione e stesura di un bilancio di sostenibilità, evitando così il rischio di incorrere nel greenwashing?
- Mappatura rischi e opportunità: prima di redigere un bilancio di sostenibilità occorre eseguire un check up serio e professionale e una mappatura dettagliata circa il perimetro, i possibili rischi e i focus chiave del report.
- Il potere dei dati: per dare valore al bilancio di sostenibilità aziendale occorre sempre impiegare dei dati basati su un approccio scientifico di evidenza, misurabili con riferimenti e strumenti oggettivi riconosciuti.
- No a fretta e improvvisazione: la stesura di un bilancio di sostenibilità richiede dai 4 ai 6 mesi come tempistiche minime e non si può affrontarla con superficialità o con la fretta di dover consegnare il documento.
- Omissioni vietate: in un bilancio di sostenibilità non bisogna mai omettere eventuali obiettivi fissati l’anno precedente ma non raggiunti; essendo un documento pubblico l’opinione pubblica e i competitor chiederanno il perché della dimenticanza, con effetti diretti sulla reputazione aziendale.
- Stakeholder on board: è essenziale il coinvolgimento degli stakeholder sulle tematiche chiave, ingaggiandoli con modalità diversificate e non standardizzate. La qualità dell’ascolto, infatti, non si può ridurre solo ad un questionario inviato in modo asettico, uguale e standardizzato per tutti.
- Infografiche in aiuto: scegliere le immagini giuste da inserire come accompagnamento a un report di sostenibilità non significa selezionare le immagini più belle, ma quelle che supportano e rendono immediata per tutti la lettura dei dati tecnici.
- Più di una presentazione aziendale: il bilancio di sostenibilità non è una presentazione aziendale più estesa, è un vero e proprio strumento di gestione organizzativa ed economica, che evidenzia rischi e potenzialità dell’impresa oltre che un potente strumento di marketing.
- Rispetto della regolamentazione europea: la nuova direttiva “CSRD” che ha rivisto il tema della redazione dei bilanci di sostenibilità comporta ancora più impegno, trasparenza e principi più dettagliati e strutturati nella stesura.
- Il mercato batte l’obbligo di legge: sempre più spesso è il mercato che sollecita la presentazione del bilancio di sostenibilità per l’accesso ad un bando o per il rinnovo di un contratto, sebbene non vi sia obbligo di legge per tutte le aziende.
- Learning by doing: il bilancio di sostenibilità è un lavoro di gruppo, un percorso di sviluppo della cultura aziendale che, spesso, nelle aziende di medie e grandi dimensioni porta all’istituzione di un comitato di sostenibilità che supporta il CDA nelle scelte strategiche aziendali.