Sia i politici che i cittadini sono sempre più consapevoli che affrontare il problema dei rifiuti di plastica è una sfida cruciale. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, ogni anno si producono ancora circa 360 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. La buona notizia è che stanno emergendo nuove e promettenti soluzioni. Una di queste è la tecnologia di conversione termochimica, che può trasformare i rifiuti di plastica in materia prima riutilizzabile. «Adottando queste tecnologie possiamo trasformare una minaccia ecologica globale in una soluzione sostenibile», spiegano i ricercatori del progetto CATALEPTIC. «Il potenziale è immenso: un mondo in cui i rifiuti di plastica non vengono solo gestiti ma sfruttati per contribuire a un futuro più pulito.»
Trasformare i rifiuti di plastica in materia prima riutilizzabile
Il progetto CATALEPTIC, che è stato coordinato dall’Università di Aalborg in Danimarca e sostenuto dal programma di azioni Marie Skłodowska-Curie, si è concentrato sul riciclaggio delle poliolefine, una famiglia di materiali termoplastici. L’obiettivo era quello di trasformare questi rifiuti di plastica in materia prima riutilizzabile e in combustibile, attraverso un pionieristico processo di conversione termochimica chiamato liquefazione idrotermale (HTL, hydrothermal liquefaction). In questo processo, la biomassa umida è convertita in olio biocrudo e sostanze chimiche in un reattore chiuso. «Con questo progetto ho voluto approfondire gli aspetti chimici e materiali di base del processo», spiega Salimi. A tal fine, il ricercatore ha allestito micro-reattori HTL riempiti con acqua e polimeri puri. I reattori sono stati mantenuti a una temperatura di 300-400°C e hanno fornito preziose indicazioni sul potenziale dell’HTL nel riciclaggio delle poliolefine.
Valutazione del potenziale della liquefazione idrotermale
I test pilota hanno permesso di individuare alcuni vantaggi e svantaggi dell’applicazione della tecnologia HTL a determinati polimeri. «Abbiamo potuto evidenziare le aree in cui sono necessari ulteriori ricerche e sviluppi» affermano i ricercatori. «Abbiamo dimostrato che la declorazione del PVC con acqua calda compressa può avere alcuni vantaggi. Tuttavia è anche importante considerare la natura corrosiva di questo processo.» Utilizzando l’HTL, sono riusciti a recuperare fino al 35 % degli elementi costitutivi del polistirene. Si tratta di una percentuale inferiore rispetto a quella di altri processi di riciclaggio come la pirolisi, soprattutto in modalità continua. «Ciò dimostra che esiste un margine di miglioramento nella tecnologia HTL per la conversione del polistirene», osserva.
Trasformare i rifiuti in risorse
Il team del progetto ritiene che la trasformazione dei rifiuti in risorse possa aiutare l’Europa a fare passi da gigante verso un mondo più sostenibile ed eco-consapevole. Progetti di laboratorio come CATALEPTIC possono aiutare a mostrare la strada e a convincere gli investitori e i decisori politici della fattibilità di tecnologie all’avanguardia. «Per passare dal laboratorio alla scala industriale serve uno sforzo concertato, non solo da parte degli scienziati, ma anche da parte dei vari portatori di interessi», osservano. «Il prossimo passo logico sarebbe quello di applicare la tecnologia di CATALEPTIC su scala semi-pilota. Ciò fornirebbe preziose indicazioni per i futuri sforzi di ampliamento.» Il progetto CATALEPTIC ha dimostrato che in futuro la tecnologia HTL potrà svolgere un ruolo significativo nel riciclaggio della plastica. Salimi sottolinea che l’HTL non è l’unica tecnologia di riciclaggio promettente e che dovrebbe essere considerata come parte della soluzione. «Non dobbiamo considerare l’HTL come una soluzione magica e a sé stante, applicabile a tutti i tipi di rifiuti di plastica», affermano. «In futuro, avremo bisogno di tecnologie e metodi di riciclaggio di tutti i tipi».