Il progetto “TERMINUS”, finanziato dall’UE, è stato sviluppato con l’obiettivo di diventare un’iniziativa innovativa per il riciclo e il riutilizzo dei materiali di imballaggio flessibili multistrato e multi-mescola, utilizzati per vari beni deperibili (alimenti, bevande, cosmetici e altri beni soggetti a deterioramento).
Guidata da un team interdisciplinare di otto paesi europei, l’impresa si propone di rivoluzionare la gestione dei materiali di imballaggio complessi attraverso lo sviluppo di polimeri intelligenti contenenti enzimi.
Grazie all’integrazione di specifici enzimi negli adesivi e negli strati di legatura, TERMINUS consente di separare i diversi strati polimerici essenziali per i processi di riciclaggio. Inoltre, gli enzimi sono progettati per resistere alle temperature di processo, il che garantisce la loro funzionalità durante la trasformazione dei materiali. Il successo dell’applicazione dei processi di scollamento nel corso della progettazione iniziale dei materiali è un risultato decisivo conseguito da TERMINUS. Sebbene l’incorporazione di enzimi negli adesivi e l’impiego di meccanismi di innesco, come i raggi UV o l’attivazione chimica, abbiano permesso di separare gli strati negli imballaggi multistrato in plastica laminata e coestrusa, si sono presentate anche varie difficoltà, in particolare in relazione alla selezione di potenti enzimi in grado di degradare gli adesivi poliuretanici, sostanze tradizionalmente non biodegradabili.
“Per essere sicuri che sopravvivano alle temperature incontrate durante la lavorazione dei materiali – spiega Vincent Verney, coordinatore scientifico e tecnico del progetto – questi enzimi sono stati progettati in modo da essere resistenti alle temperature e poter essere liberati su richiesta in seguito a un’attivazione specifica”.
Grazie a meticolose modifiche nella formulazione e alla selezione degli enzimi, come l’isolamento di laccasi e cutinasi, il progetto ha compiuto significativi progressi, quale lo sviluppo di adesivi su misura a base di poliuretano e strati di legatura biodegradabili, nonché la realizzazione di tecnologie innovative tra cui il nano-idrossido doppio stratificato per proteggere gli enzimi e ottimizzare l’efficienza della separazione durante il riciclaggio.
L’approccio pioneristico di TERMINUS si è rivelato una proposta di vendita unica: i materiali, infatti, sono progettati per un trattamento efficiente alla fine del proprio ciclo di vita, aprendo la strada alla circolarità in vari settori al di là di quello degli imballaggi, come ad esempio il tessile e quello dei rivestimenti.
Un aspetto fondamentale del progetto è la creazione di un gruppo di dati digitali inteso a diffondere informazioni critiche sul materiale d’imballaggio, un’attività che comprende la comunicazione ai centri di riciclaggio dei potenziali residui enzimatici nei flussi di rifiuti.
“Sulla base di questo punto – conclude Verney – abbiamo iniziato a costruire un passaporto digitale multistrato Terminus per portare diversi livelli di informazione relativi al pubblico a cui ci si rivolge, ad esempio una descrizione tecnica nel caso di riciclatori o informazioni ambientali e di sicurezza nel caso di consumatori”.
Il progetto ha partecipato a iniziative quali Plastics Circularity Multiplier e The Bio Innovation of a Circular Economy for Plastics, collaborando con progetti affini.
L’obiettivo ultimo del progetto è farsi paladino di un approccio olistico orientato al raggiungimento dell’economia circolare, che pone l’accento su collaborazione, innovazione e impegno informato nell’ambito di svariati settori e parti interessate.
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