La modalità di riciclo dei pannolini, finora, ha sempre richiesto l’uso di acidi forti per la scomposizione del poliacrilato di sodio, il materiale altamente assorbente di cui sono composti. Ques’ultimo, infatti, è un polimero insolubile in acqua che si degrada, senza sciogliersi, ad alta temperatura. Gli acidi, invece, riescono a rompere le catene polimeriche in circa 16 ore a 80 °C, consentendone il riciclo. Questo processo, però, è complesso e costoso, motivo per cui difficilmente il materiale superassorbente ottiene una seconda vita. A causa di ciò, ogni anno circa 2 milioni di tonnellate di pannolini finiscono nella spazzatura o negli inceneritori.
Per ovviare a questo problema, però, i ricercatori del Karlsruhe Institute of Technology hanno lavorato a una soluzione di riciclo, scoprendo che i reticoli polimerici di poliacrilato di sodio si degradano sotto la luce UV dopo l’assorbimento di acqua; successivamente si disperdono nell’acqua, trasformandosi in “fibre liquide”.
Per testare questa tecnologia gli scienziati hanno ritagliato le fodere dei pannolini, li hanno bagnati con acqua e li hanno esposti a una lampada da 1.000 W: dopo i primi 5 minuti il materiale solido si è trasformato in un liquido, che è caduto in un collettore. Utilizzando la luce UV sono riusciti a trovare un metodo 200 volte più veloce rispetto a quello che usa gli acidi.
Attraverso ulteriori processi, poi, il gruppo ha convertito il liquido in nuovi adesivi e coloranti.
Per effettuare i test, i ricercatori hanno utilizzato pannolini puliti, ma sostengono che sia possibile separare i materiali superassorbenti anche dai pannolini usati.
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