Un team di ricercatori dell’Enea e dell’Università di Pavia ha realizzato un innovativo materiale in grado di catturare nanoparticelle d’argento disperse nell’acqua. Queste ultime, di dimensioni inferiori ai 100 nanometri, possiedono proprietà disinfettanti che le rendono uno dei prodotti più utilizzati nelle nanotecnologie, con una produzione annua che si aggira attorno alle 500 tonnellate.
Sono utilizzate in dispositivi medico-sanitari, elettrodomestici, mobili, spazzolini da denti e abiti, il cui uso, lavaggio e smaltimento ne comporta la dispersione in acqua, dove possono resistere intatte per molti giorni.
L’innovativo materiale in grado di rimuovere le nanoparticelle d’argento dall’acqua si basa su un composto innocuo e inerte con cui si produce il vetro, la silice, che viene trattata con la tecnica di nanoimprinting.
Dai test condotti in laboratorio è emerso che questo materiale è in grado di catturare efficacemente le nanoparticelle d’argento dalle acque: un grammo di silice nanoimprinted (la quantità contenuta in un dischetto di silice di 3 cm di diametro e 0,5 cm di spessore) può rimuovere oltre 4 mg di nanoparticelle d’argento, che significa circa un milione di miliardi di nanoparticelle. L’uso di silice con l’impronta di nanoparticelle potrebbe essere impiegato su larga scala per recuperare altri tipi di nanoparticelle, anche da acque reflue inquinate.
Categorie: Inquinamento, News
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