Sono stati pubblicati i risultati dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, condotta da Istat per fornire un quadro sui comportamenti ecocompatibili. L’indagine ha coinvolto 19.829 famiglie (oltre 45.000 persone), distribuite in circa 800 comuni italiani di diversa ampiezza demografica e ha rivelato la forte sensibilità degli italiani verso i problemi ambientali.
A preoccupare oltre il 50% dei cittadini sono i cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria; seguono lo smaltimento e la produzione dei rifiuti, l’inquinamento delle acque, l’effetto serra e il buco nell’ozono.
Oscilla, invece, tra il 10% e il 12% la percentuale di persone che considerano l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente. Quest’ultima, in particolare, è una preoccupazione in crescita al Nord ed è percepita in maniera più forte nelle regioni a vocazione turistica, ad esempio in Trentino-Alto Adige, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia.
I cittadini, inoltre, si rivelano molto attenti alla conservazione delle risorse naturali: nel 2022 cresce la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia (69,8%) e acqua (67,6%). Nel Mezzogiorno si è più propensi a non usare prodotti usa e getta (25,2% delle persone di 14 anni e più nel 2022) e ad acquistare prodotti a chilometro zero (26,9%); al Nord, invece, si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (52,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (19,8%).
La preoccupazione ambientale nel tempo
L’inquinamento dell’aria rappresenta una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre vent’anni, mentre l’attenzione al dissesto idrogeologico è in netto calo (dal 34,3% nel 1998 al 22,4% della popolazione di 14 anni e più nel 2022).
Rispetto all’inquinamento del suolo e alla distruzione delle foreste, il problema più sentito negli anni presi in considerazione è l’inquinamento delle acque, che interessa in maniera costante circa il 40% delle persone. La distruzione delle foreste, invece, che preoccupava nel 1998 il 25,2% della popolazione, scende al 21,9% nel 2022. Si mantiene costante la percentuale di coloro che ritengono l’inquinamento del suolo tra le cinque preoccupazioni prioritarie in tema ambiente (da 20,3% a 21,5%).
Tra le altre preoccupazioni emerge quella legata alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti, che presenta un andamento altalenante nell’arco di vent’anni; dopo una crescita registrata nel 2021 che aveva riportato l’indicatore al livello del 1998 (da 46,7% a 44,1%), nel 2022 si registra un nuovo calo di circa 4 punti percentuali.
Le eco-preoccupazioni in base a territorio, età e istruzione
Nel 2022 la preoccupazione per le tematiche ambientali si polarizza tra Nord e Sud Italia; in particolare, i cambiamenti climatici preoccupano il 59,8% degli abitanti del Nord rispetto al 51,8% di quelli del Mezzogiorno. Anche l’inquinamento delle acque è particolarmente sentito dagli abitanti delle regioni settentrionali (39,9%) e molto meno al Sud (35,2%).
Al contrario, richiamano l’attenzione soprattutto dei residenti del Centro e del Mezzogiorno le tematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (42,4% al Sud, 41,9% nel Centro e 37,4% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (23,4% al Sud e 19,9% al Nord). Nel corso degli ultimi anni, in particolare, i cittadini di Campania e Lazio hanno manifestato maggiore preoccupazione rispetto alle altre aree del Paese sul tema della produzione e dello smaltimento dei rifiuti.
Vivere in centri dell’area metropolitana, inoltre, rafforza la preoccupazione per l’inquinamento dell’aria (53,8% contro il 49,1% nei comuni con abitanti dai 10.000 e i 50.000 e il 44,4% nei comuni piccoli al di sotto dei 2.000 abitanti); sempre in questi comuni è elevata la percentuale di quanti si preoccupano dello smaltimento dei rifiuti (44,6%, rispetto al 40,8% dei comuni medio grandi e al 36,6% dei piccoli comuni) e, infine, è più alta la percentuale di quanti lamentano problemi legati all’inquinamento acustico (15,0% rispetto all’11,6% dei comuni medio grandi e all’8,1% dei comuni dei piccoli).
Risiedere nei piccoli comuni, invece, aumenta la sensibilità rispetto all’inquinamento del suolo (24,7% rispetto al 22,1% dei comuni tra 10.000 e 50.000 abitanti e al 19,4% dei comuni centro dell’area metropolitana) e quella relativa al dissesto idrogeologico (25,5%, contro il 21,1% dei comuni dell’area metropolitana e di quelli medio grandi).
L’età rappresenta un’importante determinante della variabilità delle preoccupazioni ambientali.
I giovani fino a 24 anni, infatti, sembrano più sensibili delle persone più adulte per quanto riguarda la perdita della biodiversità (il 31,1% tra i 14 e i 24 anni contro il 19,4% degli over 55), la distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%) e l’esaurimento delle risorse naturali (30,3% contro 22,6%). Gli over 55, invece, si dichiarano più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (25,8% contro 16,6% degli under25) e l’inquinamento del suolo (22,4% contro 18,7%).
Infine, la quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio, con differenziali relativi particolarmente elevati rispetto ai cambiamenti climatici (63,9% tra chi ha la laurea rispetto al 52,2% tra chi ha al massimo la licenza media), alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (48,8% rispetto al 35,2%) e all’inquinamento delle acque (41,7% contro 35,1%).