Le aziende della filiera dell’idrogeno che operano sul mercato italiano sono pronte per dare il loro contributo alla decarbonizzazione, in uno scenario nel quale la transizione sarà realizzata grazie a un mix equilibrato di fonti e tecnologie in progressiva evoluzione.
È il messaggio diffuso da Federchimica Assogastecnici e dal suo Gruppo Idrogeno vettore energetico in occasione della presentazione di Hydrogen Experience, un progetto che riunisce le buone pratiche del settore al fine di sostenere il passaggio ad economie di scala che agevoleranno l’avviamento di un’economia dell’idrogeno, in particolare di quello verde.
La criticità più importante è rappresentata dai costi ancora elevati, sebbene l’attesa crescita dei volumi di produzione degli elettrolizzatori e la crescente disponibilità di energia rinnovabile a basso costo facciano ben sperare riguardo ai tempi.
“Se l’Europa vuole incrementare sempre di più i propri target ambientali – dichiara il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti – dobbiamo sfruttare il potenziale offerto da ciascuna tecnologia. Abbiamo tutte le competenze per giocare un ruolo di primo piano nell’idrogeno, anche per il nostro posizionamento nel quadro internazionale. Sicurezza e sovranità energetica significano contare su catene del valore presenti o realizzabili sul territorio europeo e non in aree ad elevato rischio geopolitico. Per questo negli ultimi 3 anni l’Italia, anche grazie al PNRR, sta investendo in modo strutturale e costante sullo sviluppo del settore: dalla ricerca (con gli IPCEI), alla produzione di elettrolizzatori, alla produzione di energia tramite appunto le cosiddette ‘H2 Valleys’, al consumo, anche grazie ai contratti di sviluppo per la decarbonizzazione dei processi produttivi. Un vero esempio di politica integrata”.
Importante anche sottolineare il tema della sicurezza legata all’uso dell’idrogeno e quanto l’idrogeno sia già ampiamente utilizzato in molte applicazioni della nostra quotidianità. A questo proposito, Mario Paterlini, Presidente Gruppo Idrogeno Vettore Energetico afferma: “L’idrogeno è un elemento sicuro tanto quanto gli altri tipi di gas che usiamo ogni giorno in casa o nelle nostre attività economiche. È sicuro perché ci sono oltre 100 anni di storia di innovazioni nella produzione e nella sua distribuzione che lo hanno reso tale e anche perché lo conosciamo nelle sue caratteristiche più profonde, perché lo utilizziamo in decine e decine di settori, dai mezzi di trasporto al riscaldamento a innumerevoli campi industriali. Ma non è solo sicuro: l’idrogeno è soprattutto green. Anzi, se parliamo del settore mobilità, è sicuramente il ‘combustibile’ più green che si possa utilizzare”.
Gianluca Cremonesi, Presidente Assogastecnici dichiara invece che: “La produzione dell’idrogeno è nata insieme alla produzione degli altri gas industriali già intorno agli anni ’20 del XX secolo. Potremmo tranquillamente celebrare oggi il centenario dell’idrogeno, anche se non conosciamo una data esatta per la sua nascita. A questa storia centenaria si è affiancato, nel nostro settore, un livello altissimo di competenze tecniche e di sicurezza. Tante e importanti le applicazioni industriali su larga scala in vari settori: raffinerie petrolchimiche, industria metallurgica, alimentare, del vetro ed elettronica. Anche l’utilizzo in campo energetico non è recente. Ad esempio l’astronautica lo ha sempre utilizzato come vettore energetico: sia come propellente per i razzi sia come accumulo energetico da convertire tramite fuel cell”.
La mobilità a idrogeno
Tra gli argomenti più attuali quando si parla di idrogeno vi è sicuramente quello della mobilità.
“Nel settore del trasporto pesante – dice Hannes Baumgartner, AD di Fercam – giungere alla carbon neutrality entro il 2040 è un obiettivo molto ambizioso. Il nostro cammino verso le zero emissioni necessariamente ci richiederà l’adozione di un mix di tecnologie, dall’elettrico all’idrogeno e di carburanti non fossili di derivazione organica, come BioLNG e HVO. Saremo lieti di potere presto iniziare a servirci di camion ad idrogeno”.
Concreta l’esperienza e l’attività di Sasa, la società del trasporto pubblico dell’Alto Adige. “Sasa ha iniziato a sperimentare autobus a idrogeno nel 2013 con esiti positivi – spiega Astrid Kofler, Presidente Sasa – e in collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano e altri partner, l’azienda punta a sviluppare una regione modello per la mobilità sostenibile e sta lavorando all’evoluzione di una filiera dell’idrogeno prodotto da fonti locali rinnovabili, con lo scopo di trasformare l’Alto Adige e l’asse del Brennero in una vera e propria Hydrogen Valley”.
Anche in ambito aeroportuale, l’idrogeno ha un futuro e un ruolo concreto. “La complessità del processo di decarbonizzazione dei trasporti richiede un approccio aperto a diverse soluzioni e l’idrogeno è una di queste – chiarisce Elisabetta Oliveri, Presidente del Gruppo Autostrade per l’Italia e di Sagat, società di gestione dell’Aeroporto di Torino – ed è importante passare ad una fase sperimentale per valutarne l’impiego in ambienti operativi complessi qual è un aeroporto, così come il possibile apporto ai fini della riduzione delle emissioni del trasporto su gomma, che è e rimarrà la modalità di trasporto nettamente prevalente”.
“Siamo convinti che l’idrogeno sarà sempre più al centro di una mobilità a zero emissioni con il fine di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale fissati dai Governi in tutto il mondo – dice Michele Viale, Direttore Generale Alstom Italia e Presidente e AD di Alstom Ferroviaria – e noi di Alstom già nel 2016 abbiamo presentato il primo ed unico treno al mondo alimentato da una cella a combustibile e in Italia stiamo realizzando la versione del Coradia Stream ad idrogeno per il quale è stato annunciato il primo contratto per la Valcamonica. Il progetto prevede la sostituzione degli attuali treni a motore diesel con nuovi treni alimentati a idrogeno, che dal 2024 inizieranno il servizio commerciale sulla linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo”.