Ipsos ha condotto un’indagine volta a misurare il livello di conoscenza e la percezione di importanza dell’Agenda 2030 e dei 17 SDGs.
L’analisi è stata condotta su un campione di 1.200 persone, e ha rivelato che il 95% dei cittadini italiani conosce il concetto di sostenibilità e che questo è associato alla tutela ambientale (36%), a alla dimensione sociale (15%), economica (12%) e istituzionale (2%).
Per quanto riguarda, invece, la conoscenza dell’Agenda 2030, questa risulta nota a meno della metà degli intervistati (42%). Tra le fonti di conoscenza principali: web (45%), social media (29%), TV (29%) e stampa cartacea (26%).
Prendendo in esame i 17 SDGs, risultano prioritari quelli che fanno riferimento alla dimensione ambiente: il goal 13 “Lotta contro il cambiamento climatico” (30%), il goal 7 “Energia pulita e accessibile” (29%) e il goal 15 sulla biodiversità terrestre (26%) sono i più citati.
Non sono ritenuti di primaria importanza, invece, gli SDGs che fanno riferimento alla dimensione più sociale, come “sconfiggere la fame”, “sconfiggere la povertà” e “ridurre le disuguaglianze”; allo stesso modo, anche il goal 5 (“parità di genere”), si trova lontano dai primi posti della classifica ed è considerato prioritario solamente per il 9% degli intervistati.
Quanto siamo preoccupati per l’ambiente?
Oltre ad aver condotto l’indagine, Ipsos ha individuato cinque categorie di persone che, a livello globale (15 Paesi), esprimono in modo diverso il proprio livello di preoccupazione per l’ambiente.
1 – Sostenitori entusiasti (17% in Italia e a livello globale)
Sono al primo posto per sensibilità e attivismo e si tratta di un segmento giovane e popolato soprattutto da donne. Sono disposti a pagare di più per beni e servizi sostenibili e a correggere il proprio stile di vita in favore dell’ambiente. Ragionano molto sulle questioni ambientali ma anche su tematiche etiche e sociali e rappresentano un pubblico chiave per prodotti e servizi dichiaratamente sostenibili.
2 – Sostenitori pragmatici (31% in Italia vs 29% a livello globale)
Rappresentano il segmento più numeroso; sono leggermente più vecchi (boomers) e più ricchi dei sostenitori entusiasti. Preoccupati per l’ambiente, non sono scoraggiati dai costi, se ragionevoli e sono alla ricerca di soluzioni sostenibili che possano entrare facilmente nella loro routine quotidiana. I pragmatici puntano all’acquisto di prodotti nazionali e sono anche i più sensibili rispetto alle questioni sociali.
3 – Contributori incerti (17% in Italia vs 18% a livello globale)
Sono preoccupati per l’ambiente ma con una spiccata sensibilità rispetto alla propria situazione finanziaria che ha la precedenza sui comportamenti più sostenibili. Tuttavia, il loro livello di preoccupazione e impegno suggeriscono che, a parità di condizioni (ovvero costo accettabile = scelta sostenibile), faranno la scelta sostenibile. La sfida è, dunque, riuscire a offrire a questo gruppo servizi sostenibili ma a prezzi accettabili.
4 – Spettatori apatici (17% in Italia vs 16% a livello globale)
Sono principalmente Millennials, sposati e con un impiego a tempo pieno. Il rapporto con la sostenibilità è conflittuale: riconoscono il problema ma sono più propensi a credere che la preoccupazione per il cambiamento climatico sia esagerata e che le azioni per ridurre il proprio impatto sul pianeta siano poco efficaci.
5 – Scettici disimpegnati (17% dei consumatori globali e italiani)
Per questa categoria, l’ambiente non è una preoccupazione immediata; alcuni di loro sono fatalisti e tendono a credere che sia troppo tardi per prevenire il collasso ambientale. In quanto tali, sono meno inclini a intraprendere azioni individuali che puntano ridurre il loro impatto sull’ambiente.