È stata pubblicata la seconda edizione dell’Osservatorio H2IT, che ha fotografato la filiera italiana dell’idrogeno osservando la gran voglia del Paese di investire e collaborare per diventare leader in Europa.
L’analisi ha preso in esame le imprese associate ad H2IT (grandi, medie e piccole imprese, start-up) che rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno dalla produzione fino agli usi finali.
La parola d’ordine per descrivere la filiera è “investimenti”. Nel PNRR, infatti, sono stati stanziati 3,64 miliardi di euro proprio per sviluppare il comparto, ma sono soprattutto gli investimenti privati a spingere la crescita: il 65% delle aziende ha chiuso il 2022 con una crescita degli investimenti sull’idrogeno. Il 70% degli investimenti sono finanziati attraverso fondi propri, mentre il 22% è coperto da fondi europei, nazionali o regionali. In più, il 71% indica la ricerca e sviluppo come strategia d’investimento prioritaria, davanti alla formazione e all’assunzione di nuove risorse (58%). D’altra parte, sempre il 71% delle imprese ha un centro di ricerca interno dedicato all’idrogeno; questa percentuale è destinata a salire al 78% nei prossimi anni. Gli investimenti in molti casi si traducono in innovazioni e brevetti. Negli ultimi cinque anni, infatti, oltre 1 azienda su 3 (36%) ha ottenuto almeno un brevetto o è in procinto di farlo; questa percentuale sale all’85% tra chi si occupa di produzione.
È alta la partecipazione a bandi: più della metà (56%) ha partecipato a bandi europei, ottenendo finanziamenti nel 65% dei casi (un altro 20% è in attesa dell’esito). Quelli più partecipati sono stati i bandi Horizon 2020 – Horizon Europe, FCH JU e Clean Hydrogen partnership. A livello nazionale, invece, il 51% delle aziende ha partecipato ai bandi del PNRR, mentre il 33% è coinvolto nell’iniziativa IPCEI.
In termini di fatturato, invece, il 2022 si è chiuso nel complesso con segno positivo per il 71% delle imprese e il 58% ha incrementato il giro d’affari dell’attività dedicata all’idrogeno, con aspettative di ulteriore crescita nel prossimo futuro.
Per il 64% del campoione, inoltre, le partnership interaziendali sono il modo migliore per crescere in ottica di innovazione collaborativa, seguito da quelle con le Università (60%) e dai tavoli di lavoro nazionali/internazionali (49%).
Una cosa è sicura: non esiste innovazione senza un capitale umano adeguatamente formato. Per questo le aziende guardano sia alla formazione interna che alle nuove assunzioni; a tal proposito, il 42% aumenterà i profili di Project manager entro fine anno e punterà ancor di più sul reclutamento di tecnici specializzati (49%), il cui reperimento sul mercato è ritenuto particolarmente complesso in gran parte dei casi. Quasi un’impresa su due ricerca figure junior da formare (47%) e project manager (42%); seguono le figure specializzate in ambito green (35%) e i tecnici di laboratorio (22%).
Ma quali sono i settori che cresceranno di più da qui al 2030 secondo le aziende?
Su tutti spicca la mobilità (85% delle risposte), seguita dai settori hard-to-abate (67%) e lo storage di elettricità rinnovabile (55%).
E quali sono i territori italiani più “fertili” per l’idrogeno?
In generale la filiera rappresentata dalle aziende di H2IT risiede nella maggior parte dei casi al Nord, soprattutto in Lombardia, che da sola ospita le imprese che realizzano il 60% del fatturato da idrogeno italiano.
Che cosa blocca lo sviluppo del comparto?
Le aziende soffrono soprattutto la mancanza di un quadro normativo chiaro (78%), l’incertezza di una domanda di mercato non ancora definita (64%) e tutto ciò che ruota attorno ad autorizzazioni (53%) e burocrazia (51%). Per superare le criticità le imprese chiedono soprattutto la definizione di normative e regolamenti nazionali (58%), piani strategici nazionali (55%) e più investimenti per stimolare la domanda (45%) e in infrastrutture (42%).
“Tra shock energetico, inflazione e un contesto geopolitico complesso, tanti Paesi europei hanno interiorizzato la necessità di rendersi indipendenti sotto il profilo energetico puntando su fonti di approvvigionamento alternative, come l’idrogeno”, ha dichiarato Alberto Dossi, Presidente di H2IT. “La filiera italiana è certamente giovane, ma è composta da tante realtà ambiziose, che non hanno paura di investire per fare vera innovazione. Parliamo di imprese che si sono mosse ben prima della politica, il cui supporto è tuttavia essenziale per dare al comparto un ruolo di leadership in tutta Europa. Siamo orgogliosi di come le aziende abbiano capito il valore della collaborazione, secondo l’assunto che questo è il momento di crescere e creare tecnologia insieme. Dal PNRR, così come dalle altre risorse messe a disposizione dallo Stato e dall’Unione Europea, stanno arrivando fondi che danno certezze al settore e ci permettono di guardare al futuro con grande ottimismo”.