L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltreché necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive. Lo dimostrano i dati e le storie del 13° Rapporto GreenItaly, di Fondazione Symbola e Unioncamere, secondo cui sono 531.000 le imprese italiane che negli ultimi 5 anni (2017-2021) hanno investito in tecnologie e prodotti green, con un aumento del 51%, diventando così più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono.
Quanto ai contratti di green jobs stipulati, essi superano i 3,1 milioni, pari al 13,7% degli occupati.
L’Italia è inoltre leader nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di avvio a riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani e speciali): l’83,4%, +30% rispetto alla media europea e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%).
A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas (da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo), dopo Germania, Cina e Usa. Nel biennio 2020-2021 si è inoltre verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia, specialmente nel comparto cartario, che ha visto in tutti i settori incrementare, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate. Buone anche le performance del sistema industriale italiano, che a parità di valore prodotto genera meno rifiuti, con 47,4 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto, seconda solo alla Spagna (40,7), e un tasso d’uso di materia seconda di 21,6%, che si avvicina al primato della Francia (22,2%).
Nel nostro Paese, infine, il 36% dei consumi elettrici è soddisfatto da fonti rinnovabili con una produzione di circa 113,8 TWh.