Il Boston Consulting Group (BCG) e la Vestiaire Collective (piattaforma di ‘second hand’) hanno realizzato una ricerca volta a comprendere l’approccio dei consumatori al mercato dell’usato.
Tale mercato, oggi, rappresenta dal 3% al 5% dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori e potrebbe crescere fino al 40%; si prevede, infatti, che nel 2023 i prezzi “pre-loved” costituiranno il 27% degli armadi.
La ricerca, condotta su 6.000 consumatori nel 2020 e su 2.000 consumatori nel 2022, ha messo in evidenza che i più propensi ad acquistare (31%) e vendere (44%) articoli di seconda mano sono i consumatori della Gen-Z, seguiti dai Millennial.
Le principali motivazioni che spingono verso questo “format” di acquisto sono: l’economicità, citata da oltre la metà degli intervistati, e la varietà del catalogo.
Il 40% degli acquirenti considera l’usato come un modo per consumare in maniera sostenibile, e altrettanti consumatori scelgono il mercato della seconda mano per l’ampia scelta e i pezzi unici che offre.
Tra coloro che vendono articoli usati, invece, il 60% vuole ripulire il proprio guardaroba per fare spazio e lo stesso numero ha anche dichiarato di essere motivato a recuperare il valore residuo del proprio articolo.
Sebbene la vendita sia un comportamento sempre più diffuso, non tutti gli acquirenti hanno venduto personalmente i loro articoli sul mercato dell’usato: il 30% dei non venditori, infatti, ha qualcosa da vendere ma non è riuscito a trovare il tempo per metterlo in vendita.
Inoltre, il 30% degli intervistati preferisce regalare i propri articoli ad amici o enti di beneficenza piuttosto che venderli e ben un quarto degli acquirenti ha dichiarato di non sapere quali capi del proprio guardaroba vendere.