L’Enea ha pubblicato lo studio “Atmosphere”, nato con l’obiettivo di valutare l’efficacia delle politiche e delle misure per la qualità dell’aria introdotte dall’attuale Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico del MiTE.
Dai dati emerge che, con le misure previste dal Piano, entro i prossimi dieci anni il Paese potrà centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dall’UE per biossido di zolfo (-80% contro un target UE del 71%), ossidi di azoto (-70%, target UE 65%), PM2.5 (-42%, target UE 40%), Composti Organici Volatili Non Metanici (-50% target UE 46%) e ammoniaca (-17% target UE 16%).
Per raggiungere questi obiettivi sarà chiaramente necessario agire su più fronti, con un mix di interventi che comprendono la decarbonizzazione della produzione di energia, l’efficienza energetica nel residenziale, la diffusione della mobilità elettrica e l’adozione di nuove pratiche agricole per la riduzione delle emissioni di azoto.
È fondamentale, però, che le azioni da intraprendere siano di tipo strutturale e non saltuario e che diano luogo a una vera programmazione integrata e sinergica tra politiche legate al clima, all’energia e all’inquinamento atmosferico.
Secondo l’analisi, al 2030 la riduzione delle emissioni di biossido di zolfo sarà trainata da alcuni comparti, in particolare quello marittimo (-89% rispetto ai valori del 2010) e della produzione di energia (-59%).
È previsto un forte calo anche per le emissioni degli ossidi di azoto, soprattutto nel settore del trasporto su strada (-74%) e della generazione elettrica (-46%). Sul fronte del PM2.5, invece, il settore che fornirà il maggiore contributo in termini di abbattimento delle emissioni di particolato ultrafine è il settore civile (-46%) che continuerà a mantenere il primato per tali emissioni al 2030. L’ammoniaca resta l’inquinante con le riduzioni più basse (-9% rispetto ai valori del 2010), un risultato ottenuto soprattutto grazie al minore impiego di fertilizzanti a base di urea nel settore agricolo e delle emissioni zootecniche.
Il lavoro è stato condotto con il sistema “MINNI” (Modello Integrato Nazionale a supporto della Negoziazione Internazionale sui temi dell’inquinamento atmosferico), una suite di strumenti sviluppata da Enea con le società Arianet e IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis) per conto del MiTE.
In MINNI, la scienza dell’atmosfera è legata agli impatti delle misure di abbattimento delle emissioni sulla salute umana e sugli ecosistemi e ai relativi costi, attraverso diverse componenti indipendenti e interconnesse: il modello “AMS” (Atmospheric Modeling System) e il modello “GAINS-Italy” (Greenhouse Gas and Air Pollution Interactions and Synergies Model over Italy).
Il modello AMS produce campi tridimensionali orari di variabili meteorologiche e di concentrazione dei principali inquinanti (NO2, O3, PM10, PM2.5, ecc.) su tutto il territorio italiano con risoluzione spaziale orizzontale di 4 km, utilizzando il modello di trasporto e chimica atmosferica “FARM” (Flexible Air Quality Regional Model).
Il modello GAINS-Italia, invece, elabora scenari emissivi a livello nazionale e regionale sia di inquinanti tradizionali che di gas ad effetto serra con orizzonte temporale fino al 2050 per l’analisi dell’impatto sulla qualità dell’aria e dei relativi costi di misure di abbattimento/mitigazione.