Il mercato europeo della rigenerazione potrà valere fino a 100 miliardi di euro nel 2030, creando circa 500.000 nuovi posti di lavoro e consentendo di risparmiare 21 mègaton di emissioni di CO2. Il nuovo quadro regolamentare proposto a livello europeo e il “passaporto digitale dei prodotti”, secondo le previsioni della CE entro il 2030, grazie all’incentivazione della produzione eco-compatibile dei prodotti nell’ottica dell’economia circolare, garantiranno un risparmio di 132 Mtep di energia primaria, pari a circa 150 miliardi di mc di metano, quasi equivalenti all’importazione di gas russo nell’UE.
In uno scenario in cui i data center, i dispositivi digitali e le infrastrutture digitali richiedono un quantitativo sempre più importante di energia e materiali, il settore ICT rappresenta dal 5% al 9% della domanda totale di elettricità, una percentuale che potrebbe potenzialmente crescere fino al 20% entro il 2030. Le tecnologie e il digitale sono tuttavia fondamentali per ridurre l’impatto ambientale e ripensare modelli di business, processi e prodotti in un’ottica sempre più sostenibile e di rigenerazione.
E’ quanto riporta Netcomm, il Consorzio dell’e-commerce in Italia, secondo cui fino all’80% dell’impatto ambientale di un prodotto viene determinato in fase di progettazione.
“E’ da questo momento che occorre garantire la sostenibilità e la circolarità dei prodotti – afferma Roberto Liscia, presidente di Netcomm – al fine di ridurre l’impatto ambientale nel suo complesso, a partire dall’approvvigionamento delle materie prime.
Sono diverse le soluzioni abilitate dal digitale che consentono di ridurre l’impatto ambientale di prodotti sin dalla loro progettazione. La stampa 3D, ad esempio, offre interessanti prospettive per lo sviluppo di soluzioni sempre più “bottom-up”, personalizzando i prodotti a seconda delle esigenze dei clienti. Le piattaforme online, inoltre, facilitano il riutilizzo di prodotti, componenti e materiali, ad esempio dando una seconda vita agli apparecchi elettronici; anche i dati hanno un ruolo fondamentale, in particolare per contribuire alla manutenzione predittiva e a riparazioni potenzialmente più efficienti. Il commercio digitale, non da ultimo, può fungere da ponte tra la digitalizzazione e la crescita di pratiche sostenibili nel settore del commercio al dettaglio, consentendo un consumo e un riutilizzo più ecologici, un uso più efficiente delle risorse e l’ottimizzazione della logistica attraverso le nuove tecnologie”.
La rigenerazione: un mercato potenziale in Europa da 100 miliardi di euro
La digitalizzazione, sostiene Netcomm, può anche supportare la rigenerazione, che prevede interventi alla fine del ciclo di vita di un prodotto (es. smontaggio, riparazione o sostituzione di parti, rimontaggio) per riportarlo sul mercato; e la rigenerazione comporta a sua volta la riduzione della domanda di nuovi prodotti, risparmiando così energia e materiali che altrimenti verrebbero utilizzati nella produzione. Il mercato europeo della rigenerazione è attualmente valutato a 30 mld di euro, una cifra significativa, anche se ancora trascurabile rispetto all’intero settore manifatturiero (2%). Tuttavia, il potenziale è grande.
“Anche le istituzioni, a livello europeo, stanno lavorando per garantire un approccio che tenga conto dell’importanza della sostenibilità sin dalla progettazione dei prodotti -commenta Liscia – e la proposta di un nuovo regolamento europeo sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili, pubblicata il 30/3/2022, consentirà di migliorare la circolarità, le prestazioni energetiche e altri aspetti di sostenibilità ambientale dei prodotti dell’UE. Il nuovo ‘passaporto digitale dei prodotti’ avrà un ruolo molto importante nel fornire informazioni sulla loro sostenibilità ambientale, aiutando così i consumatori e le imprese a compiere scelte informate al momento dell’acquisto dei prodotti, facilitare le riparazioni e il riciclo, e migliorare la trasparenza delle indicazioni riguardo al ciclo di vita del prodotto e al suo impatto ambientale”.