La normativa sui rifiuti da costruzione e demolizione rischia di diventare il Decreto che sancirà la fine delle attività che consentono, ogni anno, di riciclare circa 40 milioni di tonnellate di questi rifiuti.
Se non si interverrà, infatti, da gennaio del prossimo anno gli impianti del settore resteranno chiusi e si bloccheranno le attività di riciclo e riutilizzo in tutta la filiera.
A lanciare l’allarme sono ANPAR (Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati), che fa parte di Assoambiente, ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei e Affini) e Nadeco (Associazione Nazionale Demolizione ed Economia Circolare per le Costruzioni).
A determinare la situazione di allarme sono soprattutto i criteri dei controlli da effettuare sui prodotti delle lavorazioni, indicati nelle tabelle allegate al decreto e, in particolare, i valori di concentrazione limite di solventi e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
La presenza negli aggregati di recupero di IPA o del cromo esavalente è legata principalmente a costituenti dei rifiuti in ingresso al processo di recupero, come il conglomerato bituminoso o il cemento. I relativi limiti di concentrazione che verrebbero imposti dal nuovo Regolamento sono stati evidentemente ricavati dalla tabella relativa agli usi dei suoli sottoposti a bonifica destinati a zone residenziali o a verde: ma, anche qualora si intendesse impropriamente “assimilare” i prodotti riciclati ai suoli, questi valori non corrispondono all’impiego prevalente degli aggregati riciclati, che sono utilizzati per oltre il 90% in opere infrastrutturali. Anche volendo seguire la logica di assimilazione ai suoli, quindi, per tali usi dovrebbero essere fissati limiti molto più elevati, prendendo a riferimento la tabella relativa alle aree industriali/commerciali.
Un errore, spiegano le Associazioni, che rischia di bloccare non solo la filiera del riciclo, ma anche quella delle costruzioni, da cui provengono i rifiuti in questione e a cui sono in parte destinati gli aggregati da recupero.
Il PNRR inserisce il regolamento “End of Waste” sui rifiuti da costruzione e demolizione tra le riforme da adottare entro primavera, anche per garantire la corretta gestione dei rifiuti generati dagli interventi di efficientamento energetico finanziati con l’Ecobonus.
Applicando i limiti indicati nel Decreto, i rifiuti provenienti dalla demolizione e dalla ristrutturazione degli edifici, pur sottoposti a corretto processo di riciclo, darebbero origine a prodotti non conformi al Decreto “End of Waste” e quindi non resterebbe che conferirli in discarica come rifiuti. Il Decreto, inoltre, esclude dai rifiuti in ingresso nel processo di riciclo l’imponente mole di macerie generate, ad esempio, dal sisma del 2016 in Abruzzo.
Le norme transitorie ivi previste daranno fiato al settore solo fino all’inizio del nuovo anno, quando il decreto entrerà in vigore. A inizio 2023, quindi, i 1.800 impianti presenti sul territorio nazionale che ogni anno recuperano come materia più di 40 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione (pari al 78% di quanti se ne producono), non potendo produrre prodotti conformi, saranno costretti a cessare la propria attività.