È partito Lions2Life, il progetto europeo condotto con il contributo italiano del Consorzio Erion Energy.
L’obiettivo è quello di dare una seconda vita alle batterie delle e-bike per stoccare energia rinnovabile e non perdere le materie prime critiche in esse contenute, come litio e cobalto, diminuendo la dipendenza dai principali Paesi esportatori.
Supportato da EIT Climate-KIC, il progetto è partito dalla Spagna nel giugno del 2020 e, dopo 18 mesi di ricerca, è stato capace di sviluppare un modello di sostenibilità potenzialmente replicabile su larga scala nelle città di tutta Europa. Coordinato dall’Università Politecnica di Valencia, il progetto ha permesso di inaugurare nell’eco-quartiere “La Pinada” della città, un impianto pilota costruito con 560 celle selezionate provenienti da oltre 150 batterie di e-bike e in grado di accumulare e distribuire l’energia generata dai pannelli fotovoltaici installati su una delle strutture off grid del “Pinada Lab”, un centro di innovazione incentrato sui temi della sostenibilità.
Il prototipo, con una capacità di 6,15 kWh, è già stato collaudato e ha ottenuto buoni risultati.
Grazie alla tecnologia messa a punto, le batterie usate con uno stato di salute (SoH) residuo superiore all’80% (anche se non più in grado di alimentare i veicoli elettrici) acquisiscono una nuova funzione diventando dispositivi per lo stoccaggio e il rilascio di energia per impianti fotovoltaici.
Il modello di Lions2Life, oltre a permettere di ridurre la produzione di rifiuti, garantisce importanti benefici sia in termini economici sia ambientali: gli esperti del progetto, infatti, hanno calcolato che dare una seconda vita alle batterie ne aumenti del 20% il ciclo di vita effettivo, consentendo di evitare l’estrazione di materie prime vergini.
In un periodo in cui è sempre più cruciale trovare soluzioni per allentare la dipendenza dell’Europa da Paesi terzi in fatto di approvvigionamento energetico, Lions2Life indica una via possibile per lo stoccaggio locale di energia ricavata da fonti rinnovabili; a ciò si unisce ovviamente l’attenzione per l’ambiente che, con questo modello di business, permetterebbe di ridurre il gap rispetto agli obiettivi fissati con l’Accordo di Parigi sulla riduzione delle emissioni di CO2.