Il climate change si sta sempre più traducendo in fenomeni climatici estremi, frequenti e devastanti: questo aspetto, insieme alle complessità relative alla gestione di supply chain sostenibili e alla riduzione delle emissioni, sottolinea l’importanza di un’azione tempestiva da parte di imprese e dirigenti per invertire la rotta.
Lo conferma la ricerca commissionata da Google Cloud a Harris Poll su un campione di 1.491 dirigenti aziendali in 16 Paesi, tra cui l’Italia, volta a indagare obiettivi, azioni e sfide che le alte sfere aziendali stanno affrontando nella transizione verso un business più sostenibile.
Dalla ricerca emerge come le iniziative ESG rappresentino la priorità organizzativa per i professionisti a livello globale, al pari dell’evoluzione o dell’adeguamento dei modelli di business: con una spesa per la sostenibilità vicina al 10% del budget aziendale, i dirigenti d’azienda sono disposti a valutare modalità di crescita sostenibili per il Pianeta, anche se questo si traducesse in una perdita di ricavi nel prossimo futuro.
Secondo lo studio, le aziende in EMEA hanno maggiori probabilità di avere almeno un programma in atto per portare avanti iniziative green rispetto alla media mondiale (98% VS 96%).
Le iniziative più comunemente adottate dalle aziende in Europa, Medio Oriente e Africa includono la scelta di fornitori o partner sostenibili (48%), l’implementazione di policy green in ufficio (45%) e gli sforzi per compensare la propria carbon footprint attraverso la scelta di fonti di energia rinnovabile e metodi di produzione sostenibili (44%).
L’80% dei dirigenti intervistati a livello mondiale dà alla propria organizzazione un punteggio superiore alla media quanto a sforzi nell’ambito della sostenibilità ambientale, mentre il 78% crede di essere sulla strada giusta.
Nonostante le migliori intenzioni, tuttavia, permangono ancora varie sfide legate in particolar modo alla mancanza di misurazione dei risultati delle proprie iniziative di sostenibilità, che generano un gap tra obiettivi prefissati e progressi reali: il 58% dei dirigenti a livello globale ammette di aver peccato di green washing e il 66% si chiede quanto siano genuine le iniziative ESG della propria azienda.
Uno degli ostacoli da superare per dare maggiore concretezza alle iniziative ESG sembra essere proprio la mancanza di metriche di valutazione: il 64% dei rispondenti a livello mondiale non ha adottato strumenti di misurazione per valutare l’impatto delle proprie pratiche sostenibili a fronte di un 36% che ha introdotto delle metriche. Tra questi ultimi solo il 17% sta utilizzando i dati raccolti per ottimizzare le proprie prestazioni.
I dati italiani
A livello italiano lo studio registra una crescita d’interesse per gli aspetti ESG da parte delle aziende: l’89% dei CEO intervistati ritiene di occuparsene di più rispetto a un anno fa; ma il 71% riconosce che, sebbene molti dicano di voler essere più sostenibili, pochi sanno come farlo in maniera concreta. Il 60%, infatti, si chiede se le iniziative di sostenibilità della propria azienda siano autentiche.
Il 97% delle imprese italiane del campione intervistato ha attivato almeno un programma di sostenibilità, ma anche in questo caso si registra una carenza di misurazione dei risultati: quasi un’azienda su 5 (19%) non ha alcun sistema di misurazione che le permetta di calcolare il proprio impatto ambientale e di agire per migliorare, e più della metà (57%) non ha introdotto delle metriche per valutare i risultati delle iniziative ESG adottate.
Nel processo di evoluzione in ottica green, la tecnologia sembra giocare un ruolo fondamentale per i dirigenti italiani: il 44% degli intervistati afferma che la tecnologia consente lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi che utilizzano metodi più sostenibili e uno su tre la ritiene uno strumento chiave per la misurazione dell’impatto delle iniziative adottate.