Lo smaltimento di articoli da imballaggio, ovvero plastiche da trasporto a rendere (RTP – Returnable Transport Plastics), genera un’enorme quantità di danni ambientali e finanziari: ogni anno, infatti, nell’UE vengono scartate circa 410.000 tonnellate di RTP, pari a un costo di 7,2 miliardi di euro.
Per contrastare questo fenomeno è stato avviato il progetto PRS che ha sviluppato un innovativo metodo volto a riparare gli articoli di plastica, ripristinandone la precedente qualità e resistenza. La tecnologia brevettata utilizza un materiale in filo di plastica, che viene saldato negli articoli danneggiati, consentendo alle aziende di risparmiare circa il 70% del costo di acquisto di nuove plastiche da trasporto e riducendo la loro impronta di carbonio.
Il progetto, finanziato dall’UE, ha ottenuto la certificazione ISO14067, la quale ha rivelato che il processo PRS riduce le emissioni di CO2 di 311 volte rispetto alle alternative di riciclaggio e fabbricazione di nuovi prodotti.
Nel corso delle prove effettuate, il gruppo ha progettato e realizzato due saldatrici automatiche che consentono di riciclare la plastica molto leggera e altri nuovi tipi di plastica; sono stati inoltre aggiunti schermi di laboratorio per raccogliere dati e nella plastica sono state integrate etichette per l’identificazione a radiofrequenza (RFID), che migliora la tracciabilità.
L’imballaggio di plastica viene scansionato da una macchina per la visione artificiale che indica in quali punti sono presenti i danni da riparare e i dati dell’intero processo vengono poi registrati nel sistema, così da consentirne la condivisione con i clienti.
L’intenzione futura dei ricercatori è quella di automatizzare ulteriormente il sistema, e quindi poter riparare piccoli imballaggi di plastica come quelli usati nei supermercati per carne, pesce e frutta. A tal proposito, il gruppo sta attualmente lavorando per ottenere la certificazione ISO22000, relativa alla gestione della sicurezza alimentare.