Le energie rinnovabili, per esempio di tipo fotovoltaico ed eolico, sono caratterizzate da una intermittenza nella produzione. Non sempre c’è vento e il sole di notte non c’è. Ma la richiesta di energia elettrica si concentra in alcune ore del giorno, che non sempre corrispondono ai momenti in cui questa viene prodotta.
In ragione di ciò, per lo sviluppo delle rinnovabili occorre risolvere il problema dell’immagazzinamento di energia. Fra le molte soluzioni proposte, da tempo si sta studiando l’uso dell’idrogeno come vettore energetico. Rispetto alle batterie, l’idrogeno permette di immagazzinare grandi quantità di energia in poco spazio. Il percorso è tortuoso, ma è a basso impatto ambientale. L’energia prodotta viene mandata ad un elettrolizzatore, che scinde l’acqua in idrogeno e ossigeno. L’idrogeno prodotto viene immagazzinato, per essere poi riconvertito in energia elettrica mediante una cella a combustibile. L’unico ingrediente è l’acqua.
L’immagazzinamento dell’idrogeno rimane un problema aperto e a questo vuole rispondere il progetto HyCARE, che ha di recente preso vita al Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino.
L’idrogeno è infatti un gas che deve essere contenuto in bombole ad alta pressione, con elevati costi di compressione e con l’utilizzo di grandi spazi. Alternativamente, può essere assorbito all’interno di una polvere metallica in condizioni molto più blande, cioè a temperature e pressioni prossime all’ambiente. Questa soluzione riduce il volume richiesto per l’immagazzinamento anche di elevate quantità di H2.
È proprio questa soluzione che ha convinto la Comunità Europea a finanziare il progetto HyCARE, attraverso la Piattaforma FCHJU – Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking.
Il progetto prevede la produzione di quasi 5 tonnellate di polvere metallica, che verranno inserite in appositi contenitori. La gestione termica dell’impianto avverrà mediante un approccio innovativo, facendo uso di materiali a cambiamento di fase, incrementando di molto l’efficienza del processo. La quantità di idrogeno immagazzinata sarà pari a 50 kg, che rappresenteranno la massima quantità mai immagazzinata in Europa con questa tecnica.
Il consorzio, tra le altre, vede la presenza di una grossa azienda di produzione di polveri metalliche (GKN Sintermetal) e della multinazionale francese dell’energia Engie, che metterà a disposizione i suoi laboratori a Parigi per l’impianto dimostratore. La costruzione dell’impianto sarà realizzata da due piccole-medie aziende, una tedesca (Sthuff) e una italiana (Tecnodelta).
“È per noi una grande sfida – dice Marcello Baricco, coordinatore del progetto presso l’Università di Torino – che ci permetterà di dimostrare in una applicazione reale l’uso dell’idrogeno come vettore energetico. Sarà l’occasione per mettere in pratica ciò che studiamo a livello teorico da molti anni”.