Le piastrelle in ceramica si trovano ovunque, in case, fabbriche e uffici di tutto il mondo, perché sono durevoli, eleganti e molto facili da mantenere. Solo in Italia, si producono centinaia di milioni di piastrelle di ceramica all’anno.
Tuttavia, la scarsità di risorse e la crescente consapevolezza ambientale stanno esercitando pressione sui produttori affinché adottino metodi produttivi più ecocompatibili. Il processo a umido standard, ampiamente utilizzato, richiede il consumo di quantità enormi di acqua e sostanze chimiche.
“L’energia usata per il trattamento delle materie prime rappresenta circa il 20% dei costi di produzione delle piastrelle nell’UE – osserva Giuseppe Cavani, responsabile R&S presso l’officina meccanica LB – e questo consumo elevato di energia comporta il rilascio in atmosfera di enormi quantitativi di CO2”.
Con l’ausilio del progetto europeo Migratech 4.0, l’azienda LB ha testato con successo un nuovo processo di produzione di piastrelle in ceramica, basato sulla tecnologia di macinazione a secco, che richiede una quantità significativamente inferiore di acqua ed energia.
“Abbiamo voluto raggiungere lo stesso livello di qualità degli attuali processi di macinazione a umido – afferma Cavani, che è anche coordinatore del progetto – dato che si tratta di un settore molto competitivo e nessuna azienda vuole sacrificare la qualità”.
Il progetto Migratech 4.0 ha consentito a LB di provare i suoi macchinari in condizioni di vita reale.
“Il progetto dell’UE è stato fondamentale al riguardo – aggiunge Cavani – dal momento che fino a questo punto avevamo soltanto un prototipo di laboratorio. Ciò di cui avevamo bisogno era industrializzare il nostro concetto, insieme ai produttori di piastrelle.”
Rispetto al processo a umido industriale standard, la nuova tecnologia è in grado di ridurre l’utilizzo di acqua e sostanze chimiche del 56% e di ridurre il consumo energetico del 66%. E ciò è reso possibile dalla sostituzione delle principali fasi del processo a umido che comportano spreco di acqua e alta intensità energetica. Al loro posto, infatti, sono state introdotte tecnologie brevettate di macinazione a secco e microgranulazione. In parole povere, le particelle, invece di essere disperse in una melma liquida e quindi frantumate, vengono suddivise dai rotori nella dimensione desiderata.
“E questo significa che non c’è alcun bisogno di uno step per rimuovere l’acqua – osserva Cavani – al contrario della macinazione a umido in cui l’acqua viene di solito eliminata alla fine con necessità di calore. Eliminare questa necessità comporta un minor bisogno di gas ed emissioni ridotte di CO2”.
Per i produttori, il beneficio principale di questo nuovo processo è rappresentato dalla riduzione dei costi di trattamento. Questi risparmi possono essere trasferiti al consumatore, per fare in modo che le piastrelle in ceramica restino un prodotto competitivo sul mercato in termini di costi.
In particolare, la tecnologia di macinazione a secco consente la produzione di quella che in commercio è nota come polvere ceramica a scarso contenuto d’acqua, essenziale per la produzione di piastrelle in ceramica di alta qualità per pareti e pavimenti. Queste piastrelle sono prodotti altamente commerciabili e spesso rappresentano gli elementi più redditizi per i produttori di piastrelle.