A Gennaio 2022, in Italia, è entrato in vigore il Decreto Legislativo che recepisce la nuova Direttiva UE mirata a limitare il consumo di plastica monouso a beneficio dell’ambiente.
La Direttiva SUP (Single Use Plastic) introdotta dall’Unione Europea prevede lo stop all’immissione sul mercato di prodotti come piatti, posate, cannucce, cotton-fioc, agitatori per bevande, aste dei palloncini e alcuni specifici contenitori per alimenti; il bando comprende sia i prodotti realizzati in plastica “tradizionale” che quelli in plastica oxodegradabile, biodegradabile e compostabile.
In Italia, però, l’applicazione di questa misura introduce alcune deroghe e modifiche che alleggeriscono la normativa, escludendo dal bando alcune tipologie di prodotti “single-use” considerati meno inquinanti: sono esenti dal bando, per esempio, alcuni prodotti composti per almeno il 40% (per i primi due anni) o il 60% (dal 2024) di materiale biodegradabile e compostabile. L’acquisto di queste tipologie di plastica da parte di aziende, inoltre, è sostenuto da un credito d’imposta istituito dal Governo, volto a incentivarne l’utilizzo.
Per comprendere appieno le novità apportate da questa direttiva è necessario fare una distinzione, in quanto non tutta la plastica è uguale.
Plastica oxodegradabile: si tratta delle plastiche “convenzionali” (PET, polietilene, polipropilene, ecc.), contenenti additivi che comportano la frammentazione del materiale in micro-frammenti facilmente disperdibili in acqua e suolo.
Plastica biodegradabile: sono i materiali in grado di essere scomposti in acqua, gas naturali o biomassa da micro-organismi (batteri, funghi), luce solare o altri agenti fisici naturali entro 6 mesi.
Plastica compostabile: sono i materiali che oltre a essere biodegradabili, sono anche in grado di disintegrarsi e trasformarsi in compost entro 3 mesi.
Per raggiungere l’obiettivo di preservare gli oceani e le risorse marine, fissato dall’Agenda ONU 2030, è necessaria una vera e propria modifica degli stili di vita e di consumo; in Italia, in particolare, sarebbe necessario abbandonare il concetto di “usa e getta”, a prescindere dal tipo di materiale.
L’utilizzo di bottiglie in PET, per esempio, incide ampiamente sul consumo di plastica pro-capite; secondo alcuni dati, infatti, una famiglia media di 4 persone che beve acqua minerale in bottiglie di plastica monouso consuma ogni anno circa 72 kg di plastica.
Quella di scegliere le acque in bottiglia in Italia è un’abitudine consolidata, tanto che il Paese detiene il primato europeo per il consumo di minerali, con ben 11 miliardi l’anno di bottiglie immesse al consumo ogni anno. Di queste, si stima che circa 7 miliardi, non vengano riciclate e rischino di essere disperse nell’ambiente e nei mari.
Oggi, comunque, rinunciare a un prodotto monouso di largo consumo come le bottiglie in plastica non è impossibile: l’utilizzo delle borracce, per esempio, è sempre più diffuso e, per riempirle in modo altrettanto green, esistono in commercio pratici sistemi in grado di filtrare l’acqua del rubinetto azzerando la presenza di batteri e altre sostanze inquinanti.