È stato presentato il nuovo MED & Italian Energy Report, un lavoro di ricerca annuale frutto della collaborazione tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, quest’anno intitolato “The new game of hydrogen in the Euro Mediterranean region”.
Il Rapporto, giunto alla terza edizione, compie un’analisi ad ampio raggio sul tema dell’idrogeno, una delle nuove frontiere del futuro sistema energetico; oggi, infatti, è necessario porre l’attenzione su fonti energetiche e tecnologie che possano consentire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità al centro dell’agenda europea.
In questo contesto, la regione del Mediterraneo può assumere un ruolo cruciale in termini di sviluppo di nuove fonti rinnovabili e tecnologie orientate alla riduzione delle emissioni e all’efficientamento di tutta la filiera energetica.
La transizione verso la sostenibilità nella regione mediterranea non può prescindere, però, dall’interazione tra una terna di triangoli:
- un triangolo geografico, relativo alle tre macro-zone della regione (nord, est e sud), aventi differenti caratteristiche socio-economiche ed energetiche;
- un triangolo di attributi energetici, ovvero sicurezza energetica, sostenibilità ambientale ed equità sociale;
- un triangolo delle commodity, che include energia elettrica, idrogeno e gas, che risulteranno centrali nell’implementazione della transizione energetica.
Il rapporto traccia un quadro dei nuovi orizzonti e delle nuove sfide che lo scenario competitivo chiama ad affrontare: investimenti in infrastrutture, miglioramento della sicurezza energetica, rinnovabili ed efficienza, più sostenibilità e attenzione a ciò che va sviluppandosi sul tema dell’idrogeno.
Il PNRR rappresenta la base per iniziare un nuovo processo italiano fondato sull’economia green e sulla sinergia che può instaurarsi con l’economia Blue, motivo per il quale è stato dedicato un intero capitolo alla portualità e allo shipping.
L’implementazione della transizione energetica nel Mediterraneo, quindi, poggerà sull’interazione tra tre commodity chiave: energia elettrica, idrogeno e gas.
In particolare, l’idrogeno “verde” (prodotto da fonti rinnovabili) potrà rivestire un ruolo di rilievo non soltanto da un punto di vista di sostenibilità ambientale, ma anche come opportunità di sviluppo per i paesi delle sponde Est e Sud e, pertanto, di crescita armonica dell’intera regione mediterranea.
Investimenti mirati nel settore, supportati da un’adeguata cornice normativa, potranno inoltre consentire la creazione di una nuova filiera industriale, portando a un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e a una possibile stabilizzazione dell’area.
Ciò consentirà di aprire le porte a un nuovo dialogo energetico Mediterraneo, basato sulle rinnovabili, in grado di rimpiazzare quello attuale, fondato sulle fonti fossili.
Il rapporto conferma come maggiori consumatori di energia mondiale la Cina (23%), gli Usa (15%), l’UE (11%) e l’India (6%), con una percentuale totale pari al 56%. Secondo le analisi, però, l’Europa mostra un miglior rapporto tra consumo di energia e PIL rispetto a Cina e Usa; e questo significa che i Paesi europei hanno investito di più e da più tempo in efficienza energetica. Il mix di generazione elettrica europeo, infatti, è variato negli ultimi 20 anni; l’uso del carbone è diminuito dal 32% al 13%, l’utilizzo del gas naturale è cresciuto in maniera significativa dal 16% al 22% e le energie rinnovabili sono passate dal 15% al 41% (anche se l’obiettivo è quello di aumentare sensibilmente la percentuale, coprendo il 61% del mix elettrico nel 2030, l’84% nel 2040 e l’88% nel 2050).
Per quanto riguarda, invece, il dialogo energetico tra le sponde nord e Sud dell’Area Med, questo è fortemente basato sui combustibili fossili con un flusso diretto da Sud verso Nord proveniente da Paesi produttori ed esportatori prevalentemente nordafricani e diretto ad importatori localizzati in Europa.
I paesi mediterranei appartenenti alle 3 sponde presentano caratteristiche energetiche differenti: l’intensità energetica, i cui valori più bassi indicano una maggior efficienza del sistema, è compresa tra 5,7 MJ/$ (Nord) e 11,4 MJ/$ (Sud).
Le differenze tra le sponde si riflettono anche con riferimento ai 3 principali driver energetici:
- equità energetica: per esempio, il fabbisogno di energia primaria pro capite varia da 23,9 GJ/persona in Marocco a 153,7 GJ/persona in Francia, mentre l’accesso all’energia elettrica raggiunge solo il 68,5% in Libia;
- sostenibilità ambientale: le emissioni di CO2 pro capite passano da 1,50 t/persona in Albania a 6,83 t/persona in Libia;
- sicurezza energetica: i paesi del Nord sono consumatori e importatori, con una dipendenza solitamente elevata dalle importazioni di energia, 77,6% in Italia e 73,8% in Spagna, mentre i paesi del Sud sono produttori ed esportatori di combustibili fossili, in particolare Algeria e Libia, con rendite petrolifere che rappresentano rispettivamente il 14,4% e 43,9% del PIL.
Dagli scenari a medio termine (fino al 2040) emerge che, se è prevista un’elevata penetrazione dell’idrogeno (25% degli usi finali di energia), un approccio cooperativo tra le tre sponde consentirebbe di soddisfare la stessa domanda di idrogeno con una capacità installata complessiva di 36 GW, inferiore a quella richiesta se si adotta un approccio orientato all’autosufficienza da parte di ciascuna sponda, grazie a un migliore sfruttamento delle risorse disponibili nell’intera regione.
Le interconnessioni esistenti per il trasporto del gas naturale possono svolgere un ruolo chiave nel sostenere la penetrazione dell’idrogeno e la creazione di un mercato mediterraneo dell’idrogeno verde, soprattutto perseguendo la strada del trasporto di idrogeno in forma di miscela con il gas naturale.
Per quanto riguarda l’Italia, infine, la massima importazione potenziale di idrogeno attraverso i gasdotti potrebbe essere di 33,7 TWh/a (circa il 2,5% del consumo energetico finale totale dell’Italia nel 2019).