Il Green Office dell’Università di Torino UniToGo ha organizzato l’iniziativa “Ri-portalo in circolo”, una raccolta straordinaria di indumenti usati e tessuti di medie/grandi dimensioni (tende, coperte, tovaglie).
I partecipanti hanno consegnato in Rettorato i propri tessuti e indumenti usati, puliti e in buono stato in sacchetti chiusi, consentendo di raccogliere, in due giornate, oltre 240 kg di materiali (74% vestiti).
Grazie alla collaborazione con la Cooperativa “Esserci” e il suo progetto “Exito”, laboratorio di sartoria sociale e produzione di accessori rivolto a donne fragili, i tessuti di medie/grandi dimensioni troveranno nuova vita attraverso un processo di upcycling che consentirà il recupero e il riutilizzo dei materiali in un’ottica di sostenibilità ambientale e con una valenza sociale.
Gli indumenti in buone condizioni, invece, saranno donati attraverso il network della cooperativa ai più bisognosi.
Contestualmente alla raccolta, il Green Office UniToGO ha realizzato una campagna informativa online sul tema degli impatti ambientali del settore tessile e sulle soluzioni per la loro prevenzione e riduzione, volta ad accrescere la consapevolezza della comunità sulle proprie scelte e a sensibilizzarla sull’importanza del riuso e del riciclo degli indumenti e dei tessuti.
La campagna si è concentrata su quattro macro-argomenti: emissioni di CO2, consumo di acqua, produzione di rifiuti e dispersione di microplastiche.
L’industria della moda e del tessile è considerata responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di CO2. A livello europeo, secondo un rapporto dell’European Environment Agency, la produzione e il consumo di abbigliamento, calzature e tessili casalinghi nel 2017 ha generato emissioni pari a 654 kg di CO2 eq pro capite.
Anche l’impronta idrica è rilevante: secondo alcune stime, infatti, per realizzare una t-shirt di cotone servono 2.700 litri d’acqua, motivo per cui il settore della textile and clothing industry consuma circa 79 trilioni di litri d’acqua all’anno.
La produzione di rifiuti è un altro dei grossi problemi del settore tessile, che produce 92 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno; va considerato, inoltre, che l’85% dei prodotti tessili, ogni anno, finisce direttamente in discarica.
Infine, il lavaggio di vestiti e capi d’abbigliamento è responsabile della dispersione di microplastiche: ogni anno l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica è disperso negli oceani a causa delle microfibre in poliestere.
Durante l’iniziativa sono stati forniti consigli su comportamenti quotidiani volti a contrastare la logica della fast fashion, preferendo marchi che garantiscono sistemi di produzione e gestione attenti agli impatti ambientali e sociali del prodotto, allungando il ciclo di vita di ciascun capo attraverso la riparazione, lo scambio e il dono.
L’Italia ha inoltre anticipato le disposizioni europee sul tema della raccolta differenziata del tessile avviando l’obbligo a partire dal 1° gennaio 2022; questo consente di portare all’attenzione di tutti il tema dell’eco-design dei capi d’abbigliamento, progettare puntando a rendere il più semplice possibile la riciclabilità dei materiali.