È stato avviato in Sardegna il progetto “LIFE REGS II” (REcycling of Granite Scraps II), inserito all’interno dei percorsi promossi dall’Unione Europea nell’ambito del Green Deal per un approvvigionamento più sicuro e sostenibile di minerali industriali e materie prime critiche.
Protagoniste assolute sono le cave di granito di Buddusò, in provincia di Sassari, che caratterizzano l’intero paesaggio isolano.
Il progetto intende rendere l’estrazione del granito più sostenibile e si tratta di una vera e propria sfida per i territori sardi.
Il granito, infatti, genera un imponente quantitativo di rifiuti, ma soprattutto la sua produzione ha un impatto forte sulle aree attorno alle cave estrattive in termini paesaggistici, sociali ed economici.
L’obiettivo di LIFE REGS II è quello di realizzare una tecnologia innovativa con cui, a partire da sfridi di granito, cioè dagli scarti residui dell’attività estrattiva, si possano produrre minerali fondenti per l’industria ceramica.
I risultati attesi sono importanti: la rimozione di 47.000 tonnellate di sfridi di granito e la rinaturalizzazione di 10 ettari di paesaggio, per un totale di 200 tonnellate di CO2 non emesse.
I ricercatori, inoltre, stanno studiando un modo per rendere vantaggioso e sostenibile per l’industria il recupero degli scarti di granito; i feldspati alcalini, per esempio, sono ingredienti impiegati per gli impasti ceramici, mentre il quarzo è utilizzato per i pannelli solari.
L’ambizioso progetto prevede anche il recupero del suolo occupato dalle discariche, la riprogettazione del paesaggio e la rinaturalizzazione delle aree recuperate, per destinarle alla valorizzazione del parco archeologico situato in prossimità del polo estrattivo, caratterizzato da siti nuragici e prenuragici.
Partner del progetto sono l’Università di Ferrara, l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR, il Comune di Buddusò e la Regione Sardegna.