Allo scopo di rilevare l’effettiva preoccupazione delle persone in relazione al cambiamento climatico, l’Istituto di sondaggi internazionale “Kantar Public” ha condotto un’indagine coinvolgendo 10 Paesi.
Il 62% delle persone intervistate vede la crisi climatica come la maggior sfida mondiale attuale, prima di inquinamento atmosferico (39%), impatto dei rifiuti (38%) e nuove malattie (36%).
Nonostante questo, però, la ricerca mette in evidenza come la diffusa consapevolezza si debba ancora integrare con l’effettiva volontà di agire.
Quando si tratta di descrivere il proprio impegno, infatti, le persone si considerano più impegnate a livello individuale delle altre, di governi, imprese e media: il 63% si dichiara “altamente impegnato” a tutelare il pianeta, mentre solo il 21% ritiene che questo valga per i media, il 19% per i governi locali, il 18% per la loro comunità, il 17% per i governi nazionali e il 13% per le multinazionali.
Il 76% del campione, inoltre, si dice pronto ad accettare regole più rigide, ma il 46% ritiene che non ci sia necessità di cambiare le proprie abitudini personali.
Poco più della metà delle persone intervistate (51%), infine, dichiara che certamente agirà per il clima.
La ragione principale per la mancata volontà di far di più è dettata dalla convinzione di fare già abbastanza (74%) e dal pensiero che non vi sia accordo tra gli esperti sulle migliori soluzioni (72%).
Alla domanda “Quali sono le azioni prioritarie?” la scelta non ricade su azioni individuali, ma su: riduzione dei rifiuti e riciclaggio (57%); stop alla deforestazione (54%); protezione di specie animali in pericolo (52%); costruzione di edifici efficienti energicamente (47%); sostituzione di combustibili fossili con rinnovabili (45%).
Le persone, quindi, si dicono preoccupate dalla crisi climatica, ma la gran parte non è disposta ad apportare cambiamenti drastici all’interno del proprio stile di vita.