Per monitorare l’andamento complessivo della pandemia in Italia, un altro buon metodo e’ rappresentato dall’analisi delle acque, dell’aria e delle superfici degli ambienti lavorativi e ospedalieri: questi possono fornire una panoramica completa sulla diffusione del coronavirus.
Gli esperti del Gruppo Lifeanalytics hanno condotto indagini su tutto il territorio italiano al fine di tracciare il materiale genetico del coronavirus su superfici, acqua e aria, con l’obiettivo di fornire ad aziende e Comuni un ulteriore strumento per contenere la diffusione del virus.
Il primo monitoraggio e’ stato effettuato, da aprile ad oggi, all’interno di oltre 180 aziende e strutture sanitarie per verificare la buona riuscita delle attivita’ di disinfezione, garantendo ambienti lavorativi covid-free.
Secondo l’indagine, la presenza dell’RNA del coronavirus, in media, e’ stata rilevata sul 5 percento delle superfici anche dopo la normale attivita’ di disinfezione.
Nonostante la trasmissione del Covid-19 da contatto con superfici contaminate sia meno frequente, questa percentuale identifica comunque un rischio per i lavoratori e per il personale ospedaliero.
Un fattore di rischio contagio sicuramente piu’ alto e’ rappresentato dall’utilizzo di dispositivi di protezione individuale non adatti al contenimento del virus.
Un recente studio pubblicato su Lancet1 dimostra come le tracce del coronavirus possano resistere anche fino a 7 giorni sull’esterno della mascherina.
Lifeanalytics, a questo proposito, ha eseguito test di efficacia e qualita’ sulle mascherine fornite ai dipendenti di oltre 50 imprese.
I test si sono concentrati sulla resistenza alla penetrazione di sangue sintetico, l’efficienza di filtrazione batterica (BFE) e sulla determinazione della carica microbica sulla superfice.
Non e’ pero’ possibile pensare che, per fornire un quadro completo dell’andamento della pandemia, possano bastare esclusivamente le analisi ambientali; fondamentali restano, quindi, il monitoraggio delle acque reflue e della qualita’ dell’aria.
Secondo le recenti attivita’ svolte da Lifeanalytics in circa 100 citta’, la presenza dell’RNA del virus e’ stata riscontrata nel 48 percento dei casi nelle acque reflue.
Le analisi condotte dai laboratori del Gruppo si basano sulla Real Time PCR (Reazione a catena della polimerasi di trascrizione inversa) che include l’estrazione di RNA dai campioni prelevati, ovvero lo stesso metodo utilizzato per identificare la positivita’ di un paziente con il tampone.