I soli imballaggi, costituiscono circa il 40percento dell’utilizzo della plastica e oltre il 60percento dei rifiuti di plastica generati nell’UE. La Commissione Europea nel 2018 ha adottato la strategia per la plastica, (modifica della direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio del 1994 e raddoppio del valore-obiettivo di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio di plastica al 50percento entro il 2025 e al 55percento entro il 2030). Sarebbe un passo avanti significativo verso il conseguimento dei traguardi in materia di economia circolare.
In UE le quantità incenerite sono maggiori di quelle riciclate e la sfida, difficilissima, è quella di invertire lo status quo, e la pandemia di Covid (che purtroppo ha comportato il reimpiego di tanto materiale usa&getta) dimostra che la plastica continuerà ad essere alla base dell’economia globale ma anche una minaccia sempre più grave per l’ambiente.
La Commissione Europea sta programmando modifiche normative in introdotto anche criteri più rigidi per il calcolo dei tassi di riciclaggio, che dovrebbero fornire un quadro più attendibile dell’effettiva percentuale di riciclo. Questo comporterebbe una diminuzione della percentuale dei tassi di riciclaggio attualmente comunicati, dal 42 al 30.
La Convenzione di Basilea, che dovrà presto essere applicata, fissa più stringenti condizioni per l’export di rifiuti in plastica. Gli Stati membri dell’UE fanno un massiccio ricorso a paesi extracomunitari per la gestione di imballaggi in plastica e il rispetto dei singoli obiettivi di riciclaggio(l’export incide per quasi un terzo); ma da gennaio 2021 sarà proibita la maggior parte di queste spedizioni. Considerata, però, la carente capacità di trattare questi rifiuti nell’UE, il prossimo divieto, che comprometterà il raggiungimento dei nuovi obiettivi, rischierà di favorire l’export illegale e i reati correlati, contro i quali il quadro dell’UE è inefficace.