Sono ben 32 le aziende top della moda e del tessile che hanno firmato il Fashion Pact. Arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità, proteggere gli oceani sono i tre pilastri dell’accordo, voluto dal presidente francese Macron e sostenuto in primis da François-Henri Pinault, presidente e ceo di Kering, che è riuscito a coinvolgere le seguenti aziende: Adidas, Armani, Bestseller, Burberry, Capri, Carrefour, Chanel, Everybody & Everyone, Fashion3, Ferragamo, Fung, Galeries Lafayette, Gap, H&M, Hermes, Inditex, Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada, Puma, PVH, Ralph Lauren, Ruyi, Selfridges, Stella Mccartney, Tapestry, Zegna.
Nonostante assenze illustri, come il colosso LVMH, il passo è notevole, viste le dimensioni e l’importanza della coalizione. Da sottolineare che l’industria della moda è uno dei settori industriali con l’impatto più pesante sull’ambiente, e proprio per questo deve ricoprire un ruolo di primo piano nel passaggio verso un futuro più sostenibile.
Secondo l’ultimo report dell’Onu, l’industria mondiale della moda è responsabile di circa il 10 percento di tutte le emissioni di gas serra, il 20 percento di tutte le acque reflue e consuma più energia rispetto alle industrie aeronautiche e marittime internazionali messe insieme.
Ecco che la condivisione di ambiziosi obiettivi tra le grandi aziende del settore rappresenta una speranza concreta di poter arrivare a un risultato positivo in un compito che nessuna realtà, per quanto grade sia, potrebbe assolvere da sola.