Ridurre la dipendenza da combustibili petroliferi e le emissioni di CO2, per diventare la prima economia basata al 100 percento su energia sostenibile.
Questa e’ una delle priorita’ del governo di Aruba, “One happy island” dei Caraibi olandesi, attiva nella promozione delle fonti rinnovabili e nell’incentivazione dell’eco-turismo.
Recentemente sono stati adottati due importanti provvedimenti dal governo di Aruba: il primo vieta l’utilizzo di materiali in plastica monouso, il secondo inibisce le creme solari contenenti oxybenzone, composto organico che riduce la capacita’ di sopravvivenza dei coralli provocandone lo sbiancamento.
Per entrambi i divieti e’ stato programmato un anno di transizione, fino ad una completa attuazione nel 2020.
La plastica era gia’ stata messa al bando con successo nel 2017, con il “no” all’utilizzo dei sacchetti monouso, grazie al quale si e’ riuscito a ridurre la produzione di rifiuti sull’isola e, di conseguenza, ottenere rapidi e tangibili miglioramenti sia sulle spiagge sia nelle acque.
Il positivo impatto ambientale, inoltre, ha convinto l’esecutivo di Aruba a estendere il divieto ad altri oggetti di uso quotidiano: dai bicchieri di plastica alle cannucce, fino alle scatole di polistirolo.
In alternativa alle creme con oxybenzone, le aziende di Aruba hanno lanciato prodotti rispettosi della barriera corallina: fra questi c’e’ la “Reef-Safe”, una crema solare organica a protezione 30 del marchio Arubalife Organics, realizzata con ingredienti totalmente biodegradabili: burro di karite’, olio di cocco e jojoba, cera d’api e ossido di zinco.
In aggiunta, va sottolineato che da tre anni, 618 pannelli fotovoltaici, combinati con l’energia eolica e solare di Aruba, producono il 40 percento del suo fabbisogno energetico: ogni camera delle strutture ha un sistema di gestione energetica interno, lavanderia a ozono, docce e servizi igienici a flusso d’acqua ridotto.