Da anni le tecnologie di desalinazzazione hanno fatto progredire lo sfruttamento delle risorse idriche non potabili in diversi paesi come Cina, Emirati Arabi, Australia, Usa ed Europa. Tuttavia il settore e’ ancora lontano dall’essere una realta’ commerciale consolidata, scontrandosi quotidianamente con alti costi produttivi e operativi.
Un ricercatore del Laboratorio di sintesi inorganica e catalisi dell’EPFL (Politecnico di Losanna) ha sviluppato una macchina per il trattamento delle acque che combina i vantaggi di tutte le principali tecniche di dissalazione, offendo al contempo prestazioni migliorate.
Ad esempio, il prototipo rimuove oltre il 99,9 percento del sale dall’acqua marina con lo stesso rendimento degli impianti piu’ efficienti ma utilizzando meno energia.
La principale tecnologia di dissalazione su larga scala utilizzata oggi e’ l’osmosi inversa. Nel processo diretto, quando due liquidi identici separati da una membrana semi-permeabile hanno una diversa concentrazione di sale o altri minerali, quello con la concentrazione inferiore passa attraverso la membrana fino a quando entrambi non raggiungono l’equilibrio. Nell’osmosi inversa lavora in maniera esattamente contraria: viene applicata pressione al liquido piu’ concentrato in modo che scorra attraverso la membrana di filtrazione verso il lato dell’acqua potabile.
La tecnica utilizza una quantita’ relativamente grande di elettricita’ e le membrane si deteriorano rapidamente, cosi’ come altri componenti, consumati dalle particelle minerali. li impianti devono essere puliti chimicamente piu’ volte all’anno e sostituiti molto frequentemente.
Il concept sviluppato dal ricercatore, invece, utilizza membrane fatte di materiale idrofobo inerte, in grado di consumarsi meno rapidamente ed essere riciclate a basso costo.
Per massimizzare la separazione del sale, lo scienziato ha messo insieme una serie di moduli di desalinizzazione basati sull’evaporazione e integrato un sistema per il recupero del calore interno.
Inoltre, e’ stata aumentata di due volte la velocita’ di lavoro, regalando all’impianto la capacita’ di gestire concentrazioni di sale molto elevate (oltre 200 g/l), circa il doppio rispetto alle tecnologie di separazione termica standard e oltre quattro volte l’osmosi inversa.